lunedì 29 settembre 2008

Fotografia italiana chi l'ha vista in Photokina?


Per chi si considera un appassionato di fotografia il biennale appuntamento della Photokina di Colonia ha rappresentato per decenni un momento di aggiornamento tecnologico imprescindibile, regolarmente amplificato dalla stampa di settore nazionale che ne ha sempre restituito resoconti indirizzati unicamente verso la tecnologia. Difficilmente infatti le numerose iniziative culturali parallele all'esposizione merceologica si fanno largo tra le pagine della stampa italiana. Unica eccezione FotoGraphia di Maurizio Rebuzzini. Del resto la vocazione del pubblico di lettori verso questo tipo di argomenti appare sempre meno forte e quindi le scelte editoriali risultano praticamente obbligate. La Photokina 2008 si è chiusa ieri sera e anche ques'anno, oltre alle manifestazioni svoltesi al di fuori dei padiglioni fieristici e alle mostre che si potevano visitare negli spazi di collegamento tra un padiglione e l'altro, ha dedicato l'intero primo padiglione a mostre fotografiche anche di estremo interesse come quella dedicata alle fotografie della guerra di secessione americana, e alle scuole di fotografia di tutto il mondo. Lo scopo di questo post non è relazionare intorno a quanto visto, cosa che mi riservo di fare in altra sede, quanto piuttosto di proporre l'ennesima amara constatazione relativamente allo stato della cultura fotografica in Italia. E non mi riferisco al fatto che le teoricamente analoghe manifestazioni italiane riservano spazi che definirei artigianalmente ridicoli alla cultura nonostante la partecipazione di enti, organismi e istituzioni al di sopra di ogni sospetto circa la capacità di far le cose per bene (vedi Fratelli Alinari). Parlo piuttosto al fatto che il peso internazionale della nostra cultura fotografica è piuttosto scarso. Nessuna traccia di fotografi italiani nelle mostre presso la Visual Gallery (che per inciso ricordo a beneficio degli organizzatori delle italiche manifestazioni era a ingresso gratuito), nessuna traccia di scuole di fotografia italiane nell'ampio spazio dedicato ad accademie e istituti privati di tutto il mondo. Polonia, Turchia, Australia e ovviamente Germania c'erano, l'italia no. Premesso che può essermi sfuggito in modo clamoroso qualcosa o addirittura molto viste le dimensioni della rassegna, personalmente sono riuscito a trovare solo due tracce di italici sguardi: una parete di fotografie di Francesco Zizola esposte in forma di light box presso lo stand Nikon e una traccia molto più labile consistente nell'omaggio riservato a Letizia Battaglia con uno dei duplici ritratti della mostra Die Europäerinnen-European women di Bettina Flitner presso la Visual Gallery. Sono convinto che ci sarebbero le potenzialità per una presenza maggiore.




Dall'alto:
Un particolare del pannello dedicato alle immagini di Francesco Zizola all'interno dello stand Nikon durante la Photokina 2008.

Le immagini di Francesco Zizola tratte dal reportage When hunger is green realizzato in Etiopia a luglio del 2008.

Il ritratto di Letizia Battaglia realizzato da Bettina Flitner all'interno dell'esposizione Die Europäerinnen-European women in mostra presso la Visual Gallery alla Photokina di Colonia.




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2 commenti:

Carlo Columba ha detto...

Parli di qualcosa che ho potuto "toccare con mano" questa estate. In un giretto in Francia di circa dieci giorni ho potuto vedere una grande quantità di mostre di altissimo livello! E non sto parlando della ultra-stra-famosa Arles . . ma ad esempio del Festival Photo a La Gacilly, alla mostra di Avedon a Parigi Jea de Paume, alle mostre della Maison Europeenne . . . e tante, davvero tante, altre!
Temo che il problema non sia confinato solamente all'ambito fotografico . . . in nome di una certa "semplificazione del linguaggio" introdotta dalle vicende politiche, in Italia stiamo molto sacrificando la cultura "tout court"!!

sandroiovine ha detto...

Pienamente d'accordo... nemmeno a dirlo. E che ci sia un forte collegamento tra le vicissitudini politiche di questo Paese e e quelle della sua cultura lo sostengo da ani. Del resto anche attraverso la semplificazione dell'espressione, compresa quella iconografica, passa la manipolabilità delle masse.
E tanto meno ci renderemo conto di quanto anche il semplice utilizzo delle immagini possa aver parte di questo processo e tanto peggiore sarà la situazione che si verrà a produrre. Grazie per il tuo intervento.