venerdì 21 ottobre 2011

Conversazioni Sulla soglia


«Silvio Wolf, piacere». La mano destra si protende accogliente nel varco luminoso creato dall'apertura della porta. Camicia bianca, di lino, collo alla coreana. Pantaloni anch'essi bianchi, voce pacata, cortese, Silvio Wolf appare candido, quasi ascetico nel silenzio dei primi giorni di un torrido agosto milanese. 
La sua casa-studio appare improntata a un'assoluta sobrietà che si armonizza perfettamente con la prima impressione visiva sull'uomo. Sul divano un cucciolo di gatto. «Oggi è un po' intontito, l'ho appena fatto vaccinare» spiega mentre offre dell'acqua fresca e ristoratrice prima di accomodarsi su uno sgabello di fronte a me. Iniziamo a parlare dell'intervista che stiamo per fare. Spiego cosa vorrei fare e Silvio Wolf comincia a sua volta a raccontarmi come sarà la sua mostra in ottobre. «Forse è meglio se andiamo di là, in studio, così posso mostrare sul computer come sarà l'allestimento».
Silvio Wolf mi precede, facendomi strada. Al centro della stanza una scrivania con il computer portatile. Alle pareti delle opere. Ne riconosco alcune che fanno parte di una serie realizzata alla Scala di Milano. Le due finestre aperte, serrande abbassate, creano un leggero riscontro d'aria che rende piacevole la temperatura.  Le guardo interrogandomi senza dire niente: sarà sufficiente la luce che fanno passare per registrare l'intervista? «Se serve più luce le possiamo alzare... ma se ce la facciamo così è meglio così non entra il caldo...»
Silvio Wolf si siede alla scrivania. Mi accomodo alla sua destra. Inizia a spiegarmi come sarà la mostra, quali sono le difficoltà tecniche che sta incontrando nella realizzazione della stampa di alcune opere, mi mostra i rendering dell'allestimento, le piante delle sale, mi guida all'interno del suo mondo di luce e soglie. Pian piano l'atmosfera si scioglie e ci si avvicina a quel minimo di fiducia e confidenza reciproca che permette di realizzare un'intervista accettabile. Ascolto e guardo il monitor del suo portatile dove scorrono le immagini delle sue opere. Affrontiamo trasversalmente problemi di allestimento, di filosofia estetica, di fisica e metafisica in una conversazione fatta di attenzione e reciproche scoperte. Una conversazione pacata, lentamente carezzevole.
Sono passate quasi due ore e ci siamo avvicinati alla Soglia... 
L'intervista può cominciare.



LA MOSTRA

Sulla Soglia
fino al 6 novembre 2011 

PAC - Padiglione d’Arte Contemporanea
via Palestro 14, Milano
tel. 02-88446359/46360
www.comune.milano.it/pac.

lunedì dalle 14,30 alle 19,30
martedì-mercoledì-venerdì-sabato-domenica dalle 9,30 alle 19,30
giovedì dalle 9,30 alle 22,30


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5 commenti:

francesco peluso ha detto...

Le creazioni sulla luce riflessa sui quadri sono veramente molto interessanti (per me)
Il paradosso creato dalla stessa
luce che da un lato permette di creare la fotografia e dall'altro (e nello stesso tempo) distrugge,
cancella il soggetto e quindi l'elemento fondamentale (nella forma classica estetica) della fotografia è veramente emozionante.
Come sempre ci sono sempre più verità nello stesso istante.

Pietro Collini ha detto...

Questa intervista, pur condensata in 10 minuti, ci dimostra come la fotografia concettuale sia ben viva e come la genialità di un Wolf la elevi a livelli sublimi. Devo dire che mia molto favorevolmente colpito e che sabato prossimo andrò a "degustarmi" la sua mostra, avendo ben impresso nella mente questa sua lezione.
Grazie Sandro per questa chicca...
Un caro saluto
Pietro Collini

Dario Corso ha detto...

Ho apprezzato molto di più "l'output" di wolf sfogliando la rivista rispetto a quello letto e visto nel blog.
La mia mente fatica ancora ad abituarsi a i nuovi sistemi di comunicazione! Cosa penso? dal punto di vista personale è troppo avanti per me, è un approccio molto geniale ma che mi incuriosisce poco, nella parte più concettuale, pur stimando l'abilità e la professionalità dell'artista; da un punto di vista più distaccato ti spinge a pensare che la luce non è solo quella che fino ad adesso hai pensato ma riesce ad essere oggetto e soggetto essa stessa della foto.
Ma qui nuovamente entra il personale: non è più stimolante ricercare queste sensazioni nella luce radente di una limpida giornata di autunno quando il sole si alza, o tramonta, dietro tutto quello che una città, una campagna o un bosco nascondono?

Pietro Collini ha detto...

Ieri sono andato alla sua mostra e francamente, ascoltando la tua intervista, mi sarei aspettato di più e di meglio.
Il filo logico e la concettualità che ho trovato "de visu" non mi hanno del tutto appagato. L'ho trovata molto scarna, avrei desiderato leggere altre sue opere, invece solo poche e troppo scarne, come ad esempio i quadri cancellati dalla luce.
Nonostante ciò, mi sento di confermare la genialità e la originalità dell'autore.
Pietro Collini

About A Photo ha detto...

"Sublime", "genio", "è troppo": ma andiamo, pago x vedere la mia immagine su uno schermo nero o uno specchio e dei quadri mal illuminati? Io lo trovo un paragnosta!

Anna