La doppia pagina di apertura dell'articolo pubblicato sul numero 862 di Internazionale con le immagini di David Guttenfelder realizzate in Afghanistan con uno smartphone. |
La copertina del numero 862 di Internazionale, 3-9 settembre 2010. (clicca per ingrandire) |
In effetti non ho nemmeno avuto il tempo di passare dall'edicola, ma il fatto che ci sia qualcuno che si sia preso la briga di realizzare un reportage con uno smartphone è in ogni caso interessante sotto molteplici punti di vista.
In realtà ho dovuto aspettare di arrivare in stazione a Mestre per avere la possibilità di andare in edicola. Il servizio era di sei pagine, da 60 a 65 comprese, a firma di David Guttenfelder, fotografo dell'Associated Press, che può vantare di essere stato premiato cinque volte al World Press Photo (nel 2001 2nd Prize People in the news, nel 2004 1st Prize Daily Life, nel 2005
Clicca qui per vedere la galleria pubblicata da Le Monde Magazine |
denverpost.com Captured: Guttenfelder’s iPhone Photos (clicca per ingrandire) |
Bullets are strapped across the back of an Afghan National Army soldier in Marjah in Afghanistan's Helmand province. © David Guttenfelder/AP Photo |
Autoritratto di David Guttenfelder pubblicato da Internazionale a pagina 64 del numero 862. © David Guttenfelder/AP Photo |
Le pagine 64 e 65 del numero 862 di Internazionale. Clicca per ingrndire l'immagine. |
10 commenti:
Ciao! Complimenti per il blog, i contenuti sono molto interessanti. Non sono certo un professionista, ma mi diletto di fotografia anch'io e volevo segnalarti il mio sito, magari facci un salto e mi fai sapere che ne pensi.
A presto
www.vazz.tk
Caro Anonimo dotato di sito web, ti ringrazio per i complimenti che probabilmente non merito. Immagino che sia la prima volta che capiti su FOTOGRAFIA: PARLIAMONE! e per questo provo a spiegarti che questo vorrebbe essere uno spazio di confronto e scambio di idee sulla fotografia e sul mondo e non una bacheca di amplificazione pubblicitaria per il proprio sito. Fa piacere a me e a tutti quelli che passano di qui avere nuovi riferimenti di siti da vedere, ma ritengo sarebbe molto più utile e costruttivo dare un apporto alla discussione mentre si reclamizza il proprio sito, magari in modo più discreto e rispettoso utilizzando la possibilità di mettere il proprio nome o .nickname. linkato al proprio sito. Tra l'altro in questo modo si da anche seguito alla consuetudine civile di firmarsi. Altrimenti stiamo facendo solo .spam.
Ciao Sandro, seguo il tuo blog da un po' e lo trovo sempre molto interessante, complimenti. Anche a questo giro ci proponi spunti e riflessioni davvero valide.
Volevo solo capire un po' meglio ciò che scrivi all'inizio del post:
"per quanto bravi quelli della redazione di Internazionale, sono pur sempre giornalisti che lavorano in Italia e quindi non sono possono essere stati programmati per essere all'avanguardia. Senza spingersi in ricerche particolarmente ossessive basta infatti girare un po' per la rete per scoprire che Le monde magazine del 19 agosto 2010 aveva già pubblicato il lavoro di Guttenfeder (...), si potrebbe far spuntar fuori anche il Denver Post che... appena sei mesi prima, il 24 marzo 2010, aveva messo in rete le immagini di Guttenfelder."
Come dici poi tu, è un problema minore, quindi non mi dilungo... Ma volevo far notare che l'intento principale e dichiarato di Internazionale è proprio quello di ripubblicare ciò che esce sulla stampa straniera. Nulla di originale, o meglio: sono originali e curate le traduzioni, eventuali commenti e approfondimenti, e naturalmente sono ben pensate le scelte e gli orientamenti alla base della decisione di pubblicare certe cose e non altre. Solo per dire che la "frecciatina" sui giornalisti italiani poco all'avanguardia è indirizzata, in questo caso, a un bersaglio sbagliato, perché il lavoro dei giornalisti di Internazionale -dichiarato, se non ricordo male, su ogni copertina- è quasi quello di creare un'antologia di cose già edite all'esterno, anche da diverso tempo, ma interessanti e attuali.
O ho forse frainteso quello che intendevi dire?
Ribadisco infine il mio apprezzamento, per il blog e per la rivista, sempre una piacevole e densa lettura.
La frecciatina non è rivolta ai giornalisti di Internazionale, quanto a tutti quelli che fanno questo mestiere, compreso il sottoscritto anche se svolgo un'attività talmente ai margini del giornalismo da rendere vergognosa la mia dichiarazione di appartenenza alla categoria. I giornalisti di Internazionale volevano essere solo un espediente retorico per sottolineare una situazione generalmente non proprio brillante della professione e della professionalità. A parte ciò, come tu stessa hai ribadito, non era questo il punto nodale della riflessione. Ma a voler far polemica a tutti i costi si potrebbe anche obiettare che circa sei mesi di ritardo sulla pubblicazione francese non sono proprio pochi per un settimanale...
Caro Iovine,
il ritardo rispetto alla pubblicazione francese è di quindici giorni, non di sei mesi. Sei mesi è il ritardo di Internazionale e di Le Monde rispetto al sito del Denver Post.
Ma la gara è a chi arriva prima? O quello che conta è pubblicare cose interessanti e che facciano discutere?
Lucia
Ovviamente hai perfettamente ragione. Del resto i dati per cogliermi in errore te li ho forniti io stesso nel post. Ho sbagliato a scrivere, è più che evidente, ma non è mettendo il Denver Post al posto (scusate per l'allitterazione) di Le Monde Magazine che cambia la sostanza. E la... freschezza di una notizia non è poi una questione tanto irrilevante in campo giornalistico. Quanto alla tua conclusione credo di aver scritto abbastanza chiaramente che non è certo questo l'argomento che mi sta a cuore. Spero ora che la discussione prenda altri canali, magari abbandonando competizioni che alle lunghe potrebbero essere sintomatiche di una maturita ancora tutta da raggiungere. Tutto questo cercando se possibile di non ridurre ai minimi termini la capacità di analisi critica.
"Al fronte con l'iPhone", "iPhone di guerra" e "le immagini sull'iPhone di Guttenfelder".
La mia domanda invece è: fino a quando tratteranno l'argomento iPhone come soggetto di questi lavori? Perché tutti quanti, compresi francesi e tedeschi, si sono concentrati sullo strumento senza peraltro sviscerarne nulla (forse perché non c'è poi così molto da dire?).
Buona giornata,
Lorenzo
Dimenticavo nel precedente commento:
Tuttavia fotografare con l'iPhone non è altro che un esercizio di stile, neppure così innovativo o originale oggigiorno, a tutti i livelli.
Speriamo non continuino ancora a farcela passare come tale :)
Di nuovo,
buona giornata
Ciao Sandro provo a superare il timore reverenziale e lasciare un commento.
Quello che mi colpisce di più è lo spazio dedicato all'utilizzo innovativo (?) di uno strumento piuttosto che all'output che esso genera. Certo, qualsiasi racconto da un fronte di guerra fa sudare le mani per l'emozione e merita rispetto, non è facile per chi fa le foto e per chi viene ripreso. Ma ho paura che questa svolta tecnologica ci trascini verso la ripoposizione di "reportage" già visti che assumono nuovo interesse solo perchè è cambiato lo strumento e non il racconto.
Io personalmente trovo comodo poter fare qualche foto con il cellulare, anche se poi alla fine ci riscopriamo tutti periti dell'assicurazione a fotografere i danni alla macchina!
Scusi ho letto il suo articolo ma mi spiace doverle dire che è pieno di inesattezze che sinceramente avrei verificato se fossi stato in lei prima di scrivere questo articolo.
Per precisione tecnica..quando lei scrive "trasforma il rapporto dimensionale dei lati dell'immagine in qualcosa di assai prossimo al 1:1 .... una concreta alterazione della percezione che induce allo scatto."
Si vede proprio che non ha mai preso in mano un iphone,altrimenti si sarebbe reso conto che pre-visualizza cosa sta per scattare...cioe' la visione del fotografo sullo schermo sarà identica all'output finale (vede in formato quadrato e ottiene una foto quadrata) come se scattasse con una 6x6. Il programma usato tende a emulare una Fotocamera Holga o Diana a pellicola e l'uso di diverse pellicole negative o Dia ,la cornice è solo un aggiunta (da scegliere tra tante)
Oltretutto commette un errore sull'errore, perche' quello che lei imputa all'iphone,cioè di restituire un immagine in formato differente da quello pre-visualizzato è una caratteristicha delle fotocamere piu tradizionali e non dell'iphone
Se lei avesse mai preso in mano una macchina fotografica si sarebbe accorto che : 1)le telemetro ma non solo inquadrano un area piu ampia di quella che in realtà imprimono sul fotogramma...pertanto rientrano piu nella sua tipologia di "alterazione" che l'ipone 2)con le reflex (DSRL ) raramente nel mirino si vede tutto quello che poi finisce nello scatto..solitamente l'area che si vede nel mirino è piu piccola di quella impressa sul sensore
Riguardo le affermazioni che lei scrive parlando della "trasformazione cromatica" mi sorprende che lei che ha organizzato mostre per Paolo Pellegrin non si sia mai accorto come negli ultimi anni vi sia nel digitale un incredibile ritorno allo stile "pellicola".
Non penserà mica che le foto (desaturate su alcuni canali e con viraggio blu/verde spesso) escono così dalla 5DMII di Paolo Pellegrin???
C'è un enorme lavoro in photoshop per dare un aspetto cosi "retrò".
Vorrei dare anche un consiglio ai ragazzi che vogliono entrare nel mondo del fotogiornalismo....consiglio di fare come hanno fatto molti di noi....saltare a piedi pari le scuole di fotografia /giornalismo che vi riempono solo di pre-concetti e spesso inesattezze! ma puntare su un solido background in discipline come l'antropologia (Zizola) sociologia ,scienze della comunicazione,campi da dove vengono molti tra i piu noti fotografi al mondo , o campi affini come Architettura(Paolo Pellegrin), scienze politiche (James Nacthway) che vi forniscono un solido background e gli strumenti per capire e interpretare voi stessi il mondo della fotografia, della comunicazione di massa, del linguaggio visivo, della semiotica e del sistema mass media in generale..senza passare per i frame di critici o vari Prof. di fotografia (o le varie accademie di fotografie) che altro non fanno che forgiarvi attraverso i loro "frames"...spesso vere e proprie gabbie cognitive ....(e di che spessore!)
Per finire non capisco perche' si arrovelli sul significato del fotogiornalismo e della veridicità di quanto fotografato e sul significato di questo...
..non vorrei darle una brutta notizia, ma mettere la fotocamera all'occhio (scegliendo pertanto cosa fotografare e cosa NON fotogrfare) è gia' un atto arbitrario e pertanto niente altro che una nostra proiezione mentale e una nostra rappresentazione della realtà (soggettiva e arbitraria che niente ha a che vedere con la realtà che stiamo fotografando ..se non in minima parte)
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