domenica 5 settembre 2010

Carmelo Bongiorno: Intime visioni

Carmelo Bongiorno Man in red, 2010 dalla serie Forbidden colors 110x110cm, stampa Giclée su carta cotone.
Avete mai varcato la soglia del mondo interiore di qualcuno? Beh provate a immaginare di farlo in questo momento. Avete trovato uno spiraglio d’accesso e vi siete infilati dentro e tutto intorno a voi trovate esposte in bella vista le immagini di un sentire fatto di riflessioni, timori, affetti, terrore, ironia, empatia, accettazione, curiosità...
Carmelo Bongiorno Last plate, 2008 dalla serie Forbidden colors 110x150cm, stampa Giclée su carta cotone.
Ecco più o meno è questa la sensazione che si prova varcando la soglia della Galleria Agnellini Arte Moderna per visitare la mostra antologica di Carmelo Bongiorno. Appena presa coscienza di ciò che ci circonda si ha la sensazione di aver profanato una sorta di tempio intimo. Intimo credo sia un aggettivo particolarmente adatto al mondo di Carmelo Bongiorno e non a caso il lavoro che lo ha fatto conoscere negli anni Novanta si intitolava appunto L’isola intima. Ma presto ci si accorge di non aver violato nulla perché l’accesso a quel mondo intimo, così delicato ma al tempo stesso forte, ce lo ha concesso, svelato, rivelato il suo stesso detentore.
Carmelo Bongiorno 1985-2010, Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia. © Sandro Iovine, 2010.
La mostra è un raro caso di buon allestimento minimalista che rivela consolidata attitudine da parte della galleria a trattare in modo professionale le immagini. Probabilmente questa è un'altra ragione di incanto e stupore difronte al lavoro esposto. L’ambiente dal sapore postindustriale del resto favorisce il lavoro dell’allestitore, ma credo di poter dire con ragionevole certezza che basterebbe affidare lo stesso luogo ai responsabili degli allestimenti nei maggiori luoghi espositivi milanesi per ottenere gli stessi deplorevoli risultati che si possono ammirare in piazza del Duomo e dintorni.
Carmelo Bongiorno 1985-2010, Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia. © Sandro Iovine, 2010.
La struttura della mostra ha tutti i pregi e tutti i difetti congeniti di un’antologica dedicata a venticinque anni di lavoro di un autore (1985-2010). Se infatti da una parte si possono riassumere le tappe salienti di una carriera espressiva, dall’altra è inevitabile operare una selezione che non può non lasciar fuori qualcosa. Ma nel complesso pur lamentando l’assenza di alcune immagini appartenenti al primo periodo, cui sono particolarmente legato per motivi affettivi del tutto personali e per nulla oggettivi, non posso non ammettere che il risultato sia assolutamente tra i migliori che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni. Non sembra nemmeno di essere in Italia.
Carmelo Bongiorno Ulivo e vento, 2010 dalla serie Voci 90x90cm, stampa Giclée su carta cotone.
Per quanto riguarda le immagini seguono la vocazione naturale di Bongiorno che, come stigmatizza efficacemente Franco Battiato nella prefazione al catalogo, è «uno dei pochi artisti che hanno la capacità, o meglio la facoltà di cogliere l’essenza misteriosa delle cose, di trasformare ricordi privati in immagini fuori dal tempo e, a volte, persino fuori dallo spazio». Quello che mi ha sempre colpito del lavoro di Bongiorno è in effetti la sua capacità di proiettare lo spettatore all’interno del suo mondo fattio di riflessioni attente, riservate, quasi pudiche. Come se ci fosse da parte dell’autore la necessità di fermare il ricordo di istanti fugaci della propria intimità più profonda per metabolizzarli prima e renderli visibili anche al resto del mondo in seconda istanza. Se normalmente è lecito parlare dell’introiezione operata da un autore nei confronti di ciò che lo circonda, nel caso di Bongiorno si potrebbe quasi dire che avvenga il processo contrario. Ovvero sono le sue opere a incorporare chi le osserva annullando empaticamente la distinzione tra sé e l’altro.
Carmelo Bongiorno Uomo tra i sassi, 2000 dalla serie Bagliori 110x110cm, stampa Giclée su carta cotone.
Nel corso degli anni si ha quasi la sensazione che sia cambiato il rapporto con lo spazio di Carmelo Bongiorno. Nella costante del suo lavoro c’è sempre la volontà di trascendere il dato formale dello strumento fotografico proprio attraverso l’accentuazione di alcune sue peculiarità. Se infatti tradizionalmente il messaggio fotografico e la relativa estetica che ne deriva ha cercato con insistenza una riproduzione dettagliata del prelievo effettuato dal reale, Bongiorno ha sempre provato a invertire il rapporto cercando dapprima attraverso il fuoco selettivo (forse sarebbe meglio coniare il termine di ultra-selettivo nel suo caso) e più recentemente indagando la scarsa definizione indotta dal mosso controllato. Il risultato è comunque quello di uno straniamento dal reale, un capovolgimento della sfera del reale che ci proietta appunto in quel mondo di riflessioni, pensieri e ricordi intimi da cui è partito il ragionamento. Ma rispetto ai primi lavori il taglio delle ultime opere sembra restringersi non tanto formalmente, quanto piuttosto concettualmente. Come se l’autore con il passare degli anni avesse concentrato la propria attenzione ancor più sul dettaglio. Se però inizialmente il dettaglio era metonimico, nelle opere più recenti ho la sensazione che Bongiorno non cerchi più di condurci attraverso il particolare verso un contesto più universale o comunque di maggior respiro. Il dettaglio sembra concludersi in se stesso, nel mondo che rappresenta, quasi vivesse una sorta di isolamento rispetto al resto. Un po' come trovarsi in una stanza e concentrarsi solo su ciò che in essa si trova, elidendo dallo scibile ciò che rispetto ad essa si trova al di fuori.

Carmelo Bongiorno Ultimo volo, 2000 dalla serie Bagliori 110x110cm, stampa Giclée su carta cotone.
Il corpo tronco di un aereo circondato da un’oscura minaccia nera, quello di un uomo di cui vediamo solo la torsione del busto avvolta nel rosso della maglia, un ulivo scosso dal vento che sembra diventare il centro di un vortice di creazione non è dato sapere se dell’universo o del pensiero, una lavatrice che sembra vista di sfuggita durante un domestico spostamento notturno, un frigorifero che svela il proprio contenuto e parla dell’istante, del vuoto, della presenza e dell’assenza, i piedi di un uomo tra sassi che si allungano in ombre profonde, Voci, Bagliori appunto. Riverberi di una quotidianità ineludibile, ma non per questo non indagata dall’autore. E con scelte sempre forti sotto il profilo espressivo dalle grandi superfici sfocate de L’Isola intima, ai contrasti forti e carichi di movimento di Voci e Bagliori per arrivare ai colori acidi dichiaratamente e volutamente innaturali di Forbidden color. Tutto per descrivere attraverso le opere l'evoluzione dell'Uomo Carmelo Bongiorno. Ma forse anche di tutti noi.


Carmelo Bongiorno 1985-2010
a cura di Dominique Stella
8 giugno – 25 settembre 2010

via Soldini 6/A – 25124 Brescia
da martedì a sabato 10.00/12.30 e 15.30/19.30
Chiuso domenica e lunedì

Per informazioni 
tel. 030-2944181 
fax 030-2478801 

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3 commenti:

Fausto Raschiatore ha detto...

Carmelo Bongiorno sa cogliere l'essenza delle "cose" che osserva e indaga con la sua macchina fotografica. Riesce a coinvolgere il fruitore portandolo l'oltre l'immagine, tra l'insondabile, in una trama di emozioni e sensazioni calibrate che gestisce con equilibrio narrativo e un personale stile linguistico. Nei suoi lavori la fotografia raggiunge punte espressive di alto profilo. E' un maestro nel "costruire" segmenti iconografici di accattivante bellezza tra sentimenti e riflessioni, lungo i sentieri di una ricerca coerente e stimolante.

Anonimo ha detto...

ma fare foto mosse oggigiorno è diventata un arte?
Allora se non avessi cestinato tutte le mie foto venute male sarei già ricco.

Ma roba da pazzi qualsiasi raccomandato al giorno d'oggi viene spacciato per artista.

Giuliano Bardelli ha detto...

Sig. "Anonimo" (di nome e di fatto), ti rode molto, eh? Sei davvero così infinitamente ignorante ("un'arte" si apostrofa, grazie) e superficiale che non sai chi è il Maestro di cui si parla? E non sai nemmeno che da Julia Margaret Cameron (1815-1879) in poi lo sfocato e il mosso in fotografia sono tecniche attraverso le quali molti autori si sono espressi? Oppure sei uno dei tanti fotografuncoli invidiosoni e scadenti che vorrebbero somigliargli senza riuscirci nemmeno un po'? Un consiglio: impiega le tue energie per studiare la fotografia, o imparare a fotografare... o quantomeno imparare a scrivere!
Passando all'articolo, lo trovo davvero ben scritto, complimenti, all'altezza del grande Carmelo Bongiorno. Di recente in città ho anche visto altre due mostre dove giganteggia, "La Nuova Scuola di Fotografia Siciliana" alle Stelline insieme agli altri Maestri Scianna, Battaglia e Sellerio e "Dalla luce in poi" da Barbara Frigerio, entrambe da non perdere.