martedì 12 luglio 2011

Nani, paesaggi e archivi

Arles. Tra le cose che stupiscono sempre quando si cammina per le strade  di Arles durante i Rencontres c'è la frequenza con cui si sente parlare italiano. I connazionali che convergono in Provenza durante la prima settimana di luglio sono sempre particolarmente numerosi, ma la stessa densità non si può dire sia riscontrabile a livello espositivo. Al di là della presenza storica e consolidata del Museo Ken Damy, il coinvogimento nazionale è in genere affidato a estemporanee apparizioni  all'interno dell'attività espositiva. Quest'anno le cose non si può dire siano andate in modo troppo diverso, come per altro era logico aspettarsi. A rappresentare la nostra fotografia  le immagini del giovane barese Domingo Milella, che per il premio Découverte des Rencontres d’Arles  ha presentato una selezione dei suoi lavori più significativi. Nelle sue immagini il paesaggio rivela la stratificazione dei luoghi e le interazioni tra uomo e natura facendo emergere le caratteristiche fisiche, etnoantropologiche e biologiche che le hanno prodotte. 
Fidel Actor, 28 years, Doula, 2010. © Nicola Lo Calzo.
Altro italiano la cui presenza mi ha colpito è Nicola Lo Calzo, che ha portato ad Arles, dal 5 al 10 luglio, la sua mostra MorganteMorgante è il nome del più raffigurato dei cinque nani della corte medicea a Palazzo Pitti nonché il protagonista del poema di Luigi Pulci che da lui prende nome. Per questo motivo il suo nome è stato scelto per simbolizzare la condizione dei nani in Africa, soggetto delle immagini di Nicola Lo Calzo. Narrare una condizione di vita particolarmente complessa in relazione alle condizioni sociali all'interno delle quali si sviluppa, vuole essere l'intento dell'autore che si propone di stimolare una riflessione sul superamento della condizione del monstrum con cui vengono quasi sempre identificate e percepite queste persone. Lo scopo è quello di rimuovere il pregiudizio per poter raggiungere un pieno riconoscimento della condizione di diversità. Questo lavoro è esposto fino al 30 luglio anche a Firenze presso il Museo Nazionale Alinari della Fotografia, dove le fotografie sono affiancate da una selezione di una ventina di scatti del progetto The Other Family.
Mi ha infine fatto piacere ritrovare  l'Archivio Fotografico Italiano che, nell'arco di sei anni, ha consolidato la propria presenza ad Arles conquistando una posizione nella prestigiosa e centralissima Place de Forum. Ma cosa spinge ogni anno questi ardimentosi ad affrontare il caldo e le zanzare provenzali per portare la fotografia italiana in terra di Francia? Per saperlo basta ascoltare Claudio Argentiero cliccando sul video pubblicato qui sotto.


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2 commenti:

Marco ha detto...

Sandro complimenti! Bel contributo!
Dice una verità assoluta: fuori dall'Italia è possibile, in Italia no.
Nel resto d'europa la cultura (fotografia, pittura, musica, ecc...) è un default della vita di una persona.
Qui da noi invece ci sono gli "appassionati di fotografia", "appassionati di musica", "i lettori" come se fossero delle razze a se stanti, gente particolare anche un po strana se vuoi...

sandro ha detto...

E' rincuorante ascoltare persone che credono nella fotografia veramente e producono iniziative così concrete, equilibrate e preziose per il nostro paese, anche se all'estero ;-)
Ma sembra che le cose stiamo, lentamente, migliorando.