Non conosco personalmente Antonino Condorelli. È stato solo uno dei tanti incontri possibili sulla rete quando ti metti a cercare con un po’ di criterio tra milioni di possibili contatti. Mi ha colpito un suo intervento in un sito internazionale dedicato al fotogiornalismo e l’ho contattato. Antonino ha detto la sua anche in questo blog e mi sono ulteriormente incuriosito trovando oltre al suo sito in rete anche il suo blog. Antonino è uno dei tanti che fanno un mestiere meraviglioso in un paese che riesce spesso a farti maledire il giorno in cui ti è venuta la splendida idea di fare il fotogiornalista. Antonino sa di essere per questo un privilegiato e sa per lo stesso motivo di essere un dannato che deve rincorrere la committenza per ottenere un pagamento. Sa che può girare il mondo per fare il suo lavoro e vedere cose che a pochi sono riservate. Ma questo ovviamente vuol dire cose belle e cose terribili. Sa che le sue immagini possono documentare, ma Antonino per fortuna è anche un uomo e a volte si chiede quanto sia giusto passare in mezzo alla sofferenza e portar via solo delle immagini. Permettetemi di invitarvi a leggere le riflessioni di un Uomo di fronte alla propria professione. Pensieri che chiunque faccia questa professione ben conosce, ma che forse i non addetti ai lavori ignorano, mentre sarebbe opportuno ne prendessero coscienza. Un invito particolare a leggere queste righe lo rivolgo agli studenti dei miei corsi. Perché possano affacciarsi a una finestra viva e umana e dare uno sguardo sincero al mondo del fotogiornalismo, quello vero, quello vissuto da dentro e non quello dei fumetti o dei sogni irreali che animano in genere chi si iscrive a un corso di reportage. Per gli altri forse non ci sarà niente di nuovo nelle parole di Antonino, ma credo che ricordarsi di essere Uomini non faccia male a nessuno. Buona lettura.
Una foto della mente, il post di Antonino Condorelli.
Il post di Antonino Condorelli.
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5 commenti:
Le parole di Antonino sono vere, sincere...ma in ogni cosa c'è il rovescio della medaglia...fa parte della vita e dipende dalla personale sensibilità reggere il peso delle proprie scelte.
Il fotoreporter è un "occhio della società" denuncia, interpreta, giudica, fa arte... così per i naturalisti che amano e documentano la vita degli animali è duro non intervenire nelle naturali abitudini, non cambiano gli eventi ne salvano la loro vita anche potendo, ma osservano e raccontano quello che avviene...
Antonino il tuo lavoro è importantissimo per farci conoscere quello che accade...quelle foto restano dentro e non è vero che si dimenticano facilmente...
Le domande che si fa Antonino dimostrano che il suo lavoro lo fa con il cuore perciò è fortunato...
Sono dell'idea che sia nostro dovere parlare per chi non può farlo. Noi non abbiamo necessariamente tutte le risposte (e guai a cercarle SOLO nell'uomo, che in sè è finito e fallibile) però è nostro dovere fare quanto possiamo. In questo caso Antonino ha preso una foto - lui pensa che resterà senza seguito, ma nessuno può dirlo - io avrei fatto altrettanto, con una speranza ben più forte.
Qualsiasi cosa dicessi potrei cadere nella retorica, e non voglio.
per questo rimango in silenzio, dicendo solo:
GRAZIE!!!
OOOPPPSSSSS!!!! Nel ripensare, stanotte, a quello che ho scritto nei commenti di questo web log, mi è venuto in mente che forse ho fatto un errore...
Infatti, me ne vergogno, perchè si dice: Qualsiasi cosa DICA, potrei cadere........
Allora perdono e:
Qualsiasi cosa dica potrei cadere nella retorica, e non voglio.
per questo rimango in silenzio, dicendo solo:
GRAZIE!!!
caro condorelli, avevi scritto bene prima :
La frase e' un periodo ipotetico : se e' di primo tipo, alla latina, tipo : qualunque tempo FACCIA, io ESCO in maniche di camicia. e' una frase di constatazione, e' cosi' e basta.
Se invece considero l'eventualita' che una cosa accada, uso il condizionale nella fase principale e il congiuntivo passato attaccato al se
tipo : anche se mi METTESSI in ginocchio, tu non mi PERDONERESTI mai
quindi avevi scritto giusto prima dell'ooppss
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