mercoledì 26 gennaio 2011

Ausencias: l'altro volto del Male

La mostra Ausencias di Gustavo Germano, presso lo galleria 10b Photography di Roma. © Sandro Iovine (clicca per ingrandire)
I primi che incontri, praticamente all'ingresso della galleria, sono Orlando René e Leticia Margarita. Prendono il sole vicino all'acqua e ti guardano con il collo leggermente piegato da un lato. Lei verso il margine sinistro della foto, lui verso quello destro. La didascalia recita 1975, La tortuga alegre, rio Uruguay, Entre Rios. Al di là del rimando per noi esotico, è la classica foto di famiglia in bianconero che ognuno di noi potrebbe trovare nei cassetti di casa propria. Il perché sia in mostra fino al 31 gennaio presso la galleria 10b photography (via San Lorenzo da Brindisi, 10b a Roma), si capisce quando si arriva alla seconda immagine. La fotografia stavolta è a colori e la didascalia ci informa che lo scatto  realizzato da Gustavo Germano è avvenuto trentuno anni dopo, nel 2006. La sabbia che si perde nell'acqua è rossastra e non c'è traccia di Orlando René e Leticia Margarita.
1975, Leticia Margarita Oliva e Orlando René Mendez, La tortuga alegre, rio Uruguay, Entre Rios e a destra la foto scattata nel 2006 da Gustavo Germano. 
Questo il racconto che si dipana attraverso la ricerca di Gustavo Germano, in un percorso di scoperta del volto brutale del regime di Stato che si svela nelle Ausencias, le assenze. È un racconto fatto di silenzi che hanno coinvolto una nazione che si è ritrovata a veder scomparire quanti in qualche modo si opponevo al regime, una storia che ha coinvolto in prima persona lo stesso Germano.
La foto dei quattro fratelli Germano venne scattata in uno studio fotografico nei pressi della frontiera con l'Uruguay, in occasione di una vacanza della famiglia. Alla richiesta della Polizia argentina di una fototessera dei ragazzi per consentire l'attraversamento del confine, il padre fa realizzare un unico scattodi tutti e quattro i figli. Accettata con riluttanza dalle forze di Polizia, la foto venne timbrata e rimane una delle poche immagini dei quattro fratelli tutti insieme. Nella parte destra il ritratto dei tre fratelli superstiti realizzato da Gustavo Germano, il primo a sinistra, nel 2006. (clicca per ingrandire)
Eduardo Raoul, a destra, è il maggiore dei quattro fratelli Germano. Classe 1958 a sedici anni inizia a militare nell'organizzazione dei Montoneros. A luglio del 1976 è arrestato e incarcerato per nove giorni nel centro clandestino di detenzione dello Squadrone di Comunicazioni dell'Esercito di Paraná. Rilasciato entra in clandestinità. A dicembre cerca di incontrare i genitori con cui fissa un appuntamento, ma viene sequestrato ventiquattro ore prima dall'esercito in un'operazione congiunta con la Polizia di Santa Fé. Sulla base delle ricerche effettuate dal fratello Guillermo negli anni che hanno seguito la fine della dittatura, viene torturato nel centro clandestino di detenzione noto come El Pozo, situato all'interno della stessa Questura  di Santa Fé. Per occultare le prove degli omicidi il Comandante della Gendarmeria, Augustin Feced, organizza un finto attentato nel quartiere di Fisherton, in cui vengono fatti saltare in aria i corpi di Raul e della sua compagna e fatte così scomparire le prove delle torture.
L'istantanea del 1968 è stata scattata da Roberto Ismael, il primo a sinistra,appassionato di fotografia e sequestrato a Santa Fé il 21 gennaio del 1976 per aver militato nel Partito Rivoluzionario dei Lavoratori - Esercito Rivoluzionario del Popolo. Lo accompagnano l'amico Jorge Cresta e sua sorella Azucena Sorba. (clicca per ingrandire)
Le storie si intrecciano e parlano di illusioni perdute oltre che di scomparse fisiche. fFanno riflettere su quale possa essere il vero volto del Male. L'a consuetudine iconografica occidentale tende a farcelo immaginare come qualcosa di deforme, che stravolge la norma,  getta un manto di bruttezza su tutto. Le Ausecias di Gustavo Germano ci sussurrano che il Male può anche non avere faccia. Non è necesariamente un mostro orrendo e in quanto tale facilmente identificabile. È un mostro senza volto, riconoscibile non dalla presenza di qualcosa o qualcuno, ma dall'assenza, da una scomparsa che lascia attoniti quando si riesce a razionalizzarla. Una delle constatazioni più angosciose che si fanno davanti ai dittici  di Germano è il fatto che a scomparire siano (stati) spesso i più giovani e a rimanere sono i più anziani. Uno sovvertimento totale dei valori di un processo naturale legato alla esistenza. E proprio in questo va individuato l'indice del Male. E ancora a sconvolgere non è solo la scomparsa che denuncia il volto del Male in forma di dittatura militare, ma la trasfromazione dell'espressione dei sopravvissuti. Basta guardare, ad esempio l'espressione, di Azucena Zorba seduta sullo sfondo dell'auoscatto di Roberto Ismael. La postura nelle due foto è quasi identica, ma nel 1968 trasmette un'allegria adolescenziale piena di aspettative per la vita. Nel 2006 sembra dichiarare apertamente la sofferenza e la disillusione hanno segnato una vita filtrata attraverso la lente della dittatura.
1974, Claudio Marcelo Fink ascolta la radio con la madre nella sala da pranza della sua casa. L'immagine fu scattata dal padre di Claudio Marcelo, Efrain, appasionato di fotografia. (clicca per ingrandire)
Vedere in una vecchia, rovinata foto del 1974 Claudio Marcelo Fink, 23 anni laureato in Ingegneria Meccanica, appassioanto di automobilismo, musica, calcio e, purtroppo per lui, politica, che ascolta la radio in compagnia della madre e scoprire che trentadue anni dopo sono rimasti solo la madre e il vaso di vetro sul tavolo, fa davvero tremare. E il tremore si accentua scoprendo che Marcelo viene arrestato alle sei di mattina del 12 agosto 1976 e da quel momento scompare senza che i parenti non ne sappiano più nulla, finché il 25 gennaio del 1977 il suo nome compare in una lista di profughi terroristi pubblicata dal Consiglio di guerra del governo militare. E non è un caso forse che, in una lettura metaforica dell'immagine scattata da Germano nel 2006, lo sguardo orgoglioso della madre che osserva il figlio seduto al tavolo, si trasformi in un occhio non più in grado di vedere. Come se il dolore per l'accaduto avesse cancellato la possibilità di rivolgere ancora il proprio sguardo sul mondo.
il 21 ottobre 1976 Orlando René Méndez, militante dei Montoneros viene arrestao mentre si avvia a una riunione del partito. La figlia Laura Cecilia ha undici mesi. Leticia Margarita Oliva, dopo la scomparsa del marito abbandona la militanza e cambia città. il 27 dicembre 1978, un commando armato oirrompe nella sua casa. Laura Cecialiaha tre anni ed è affidata alla baby sitter. I militari attendono sei ore il ritorno della madre. Quando arriva la bendano, la colpiscono e la portano via. Questa è l'ultima immagine della madre che ha Laura Cecilia. (clicca per ingrandire)
Le storie si intrecciano e si rincorrono nel corso dell'esposizione, tutte tragicamente silenziose, fino a ritrovarsi nella prosecuzione del discorso iniziale quando incontriamo di nuovo Orlando René e Leticia Margarita, in una foto a colori del 1976. Tra i due compare la figlia Laura Cecilia, la figlia. Lo scatto in casa dei nonni precede di pochi giorni il colpo di stato del 24 marzo 1976. La solitudine in ginocchio davanti al letto di Laura Cecilia al centro della fotografia del 2006, chiude virtualmente un percorso di sofferenza al termine del quale credo sia difficile continuare a dare al Male il solito volto da iconografia medioevale. E forse sarà anche difficile continuare a guardare il mondo attraversa la finestra televisiva o le paigne di un giornale, come facevamo prima di entrare in galleria.

Ausencias
fino al 31 gennaio 2011
Galleria 10b photography
Via san Lorenzo da Brindisi, 10b Roma

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8 commenti:

Giancarlo Parisi ha detto...

Toccante davvero, e quindi posso immaginare come lo è visitare questa mostra dal vivo.

Grazie per averci regalato questa cronaca Sandro, anche se molto, molto amara...

Marco Baracco ha detto...

Mi spiace di non poter andare a visitare la mostra, già vedendo le immagini così si rimane profondamente colpiti.

E' sempre più importante capire il potere evocativo della fotografia. Grazie Sandro.

francesco peluso ha detto...

Quasi un ossimoro fotografico.
Nelle fotografie della mostra l'aspetto, il punto, il significato più importante, quello che da spessore, contenuto e ragione di esistere all'immagine è qualcosa che non c'è.
Che non viene rappresentato come segno.
Che è invisibile (solo) al senso della vista.

Anxiety ha detto...

concettualmente stupendo questo mettere il passato e il futuro(presente) di fianco

Anonimo ha detto...

eugeniosinatrapalermo
Non c'e' dubbio che queste immagini abbiano una valenza morale e sociale, reportage sulle cose umane offerto alla vista senza fronzoli senza clamore e senza concessioni a ipocriti sentimentalismi; senza sangue e senza brutture spiattellate. Penso poi che queste immagini irrobustiscano i cardini su cui si muove la fotografia, lubrificano, tolgono la ruggine, verniciano di freschezza. Perche' contengono sia il noema dell' -e' stato- sia il concetto di presenza-assenza; non solo, entrano nello specifico della fotografia, lo attraversano, ne escono mettendo in evidenza l'entita' : -fotografo- che "sente" la realta' e si serve della fotografia per comunicarlo.
Non c'e' la scoperta di com'era una persona cara anni prima, congelata in forma di emissione luminosa dal film, non c'e' il banale paragone con la stessa emissione luminosa dell'oggi, c'e' di piu' ,che supera la fisica e la chimica, veramente un ossimoro, quello che non si puo' vedere ma che la fotografia oltre il suo specifico e' capace di raccontare e illustrare, mettendo in secondo piano la tecnica e i canoni estetici.
Fotografia come racconto, con attenzione ed affetto verso i personaggi , protagonisti centrali in quanto persone e non solo come tramite ed espediente per trasporre in immagine il racconto stesso.
eugeniosinatrapalermo

Emanuele ha detto...

NUNCA MAS !

grazie Sandro

Giorgio Cecca ha detto...

Chissà quante volte, osservando delle fotografie di gruppo sufficientemente vecchie, mi sono trovato a "fantasticare" sul come sarebbero cambiate se di volta in volta, i soggetti deceduti, fossero svaniti dalla stampa...

Alessandro ha detto...

Impactante y emotiva. La esposición de Gustavo Germano acaba de pasar por mi ciudad. Una labor excelente