lunedì 11 luglio 2011

La peggior notte dell'anno


Arles. Appuntamento fisso per gli assidui frequentatori dei Rencontres d'Arles, la Nuit de l'année è animata da una serie di proiezioni di audiovisivi all'aperto, in genere una quindicina. Al di là della qualità di quanto è possibile vedere in quest'occasione, la manifestazione è interessante sotto il profilo fotografico in quanto offre uno spaccato dello stato della fotografia in tempi e spazi relativamente limitati. Lo schema attraverso il quale si snodano le proiezioni consente, in genere, di fruire di una visione trasversale d'insieme e, nel contempo, prendere coscienza della direzione di sviluppo degli audiovisivi. Oltre a questo c'è poi un aspetto di socializzazione ludica che non manca di attrarre un gran numero di persone non necessariamente coinvolte in prima persona nel mondo della fotografia. Nel complesso, insomma, si tratta di un momento positivo in cui è possibile sia vedere immagini che spaziano dal fotogiornalismo alla moda, sia entrare in contatto con realtà visive che non necessariamente si frequenterebbero.
Il programma de la Nuit de l'Année 2011.
Nell'annuale pellegrinaggio in questo piccolo tempio della fotografia che è Arles, la Nuit è quindi, di solito, un bel momento. Di solito appunto... Già perché l'edizione di Arles di quest'anno ha toccato il suo momento più basso proprio in occasione di questo evento. A fronte di un'edizione ricca e decisamente più interessante delle precedenti, quest'ultima Nuit de l'Année si è rivelata un naufragio imprevedibile. Almeno per chi, oltre a voler ballare, nutriva la stolta intenzione di vedere un po' di fotografie. 
Pessima, a voler essere generosi, l'organizzazione. Fatto il biglietto di ingresso, il pubblico ha infatti dovuto affrontare una coda di qualche centinaio di metri intorno all'ovale dell'Arena, sede quest'anno delle proiezioni. La fila, generata dall'unico accesso, veniva ulteriormente rallentata a una trentina di metri dall'ingresso da un paradossale sdoppiamento della stessa. Il criterio consisteva nella verifica del possesso del solo biglietto o del biglietto e di un tesserino attestante l'accredito alla manifestazione. Quale vantaggio conferiva il possesso del tesserino di accredito stampa? Poter percorrere la parte finale della fila sul lato sinistro della transenna centrale, a circa venti centimetri di distanza da chi il tesserino non lo possedeva...
Le proiezioni erano  organizzate con gli schermi rivolti verso l'esterno, in corrispondenza dei cunicoli di accesso all'anello coperto che porta agli spalti. In altre parole, davanti ad ogni schermo lo spazio disponibile era di una quindicina di metri scarsi per una larghezza di cinque o sei metri, per la maggior parte sotto una volta, con una capacità di accoglimento del pubblico di non più di una quarantina di posti. Per chi non è mai stato ad Arles magari potrebbero anche sembrare cifre adeguate, ma nella realtà la disposizione degli spazi si è rivelata a dir poco demenziale. Praticamente impossibile superare il muro umano che separava dallo schermo. Impossibile mettersi lateralmente perché il cunicolo lo impediva. Impossibile pensare di sedersi per vedere le proiezioni e, anche in caso di conquista di un posto, impossibile pensare di trovarne un secondo al momento di effettuare un cambio di schermo. Impossibile ascoltare l'audio delle proiezioni senza subire quello proveniente dallo schermo di destra e da quello di sinistra. Impossibile non subire, alle spalle, la pessima musica incombente dal campo dell'Arena trasformato in pista da discoteca. Impossibile insomma non sviluppare una progettualità sulla riduzione dell'aspettativa di vita degli organizzatori... 
Per quanto mi riguarda ho passato la maggior parte del tempo ad aspettare che si potesse liberare un po' di spazio per accedere agli schermi, ma ho presto rinunciato e sono andato a sedermi sui gradoni in attesa di tempi migliori. Il risultato è stato che le uniche proiezioni che ho potuto vedere sono state quelle che hanno preceduto lo spegnimento dei proiettori. E in questo senso un'altra nota di demerito mi sento di conferirla all'agenzia Ostkreuz, che ha proposto per il secondo anno consecutivo gli stessi lavori. Nel complesso il giudizio sulla serata non può essere che apocalittico. Sia chiaro, gli organizzatori potevano benissimo fare una festa, ma associarci proiezioni organizzate in quel modo, con livelli di fruibilità prossimi allo zero, trovo sia stato come minimo vergognoso e indegno di una manifestazione come i Rencontres d'Arles. Unica nota positiva l'attempato e valente ballerino che, per un buon quarto d'ora, è riuscito a catalizzare su di sé l'attenzione dell'intera Arena... Pensate che esageri? Cliccate il video qui sotto...


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4 commenti:

Claudio Marcozzi ha detto...

Proprio un'idea malsana quella di incarcerare la Nuit de l'Année all'Arena, e gli esiti dovevano essere abbastanza prevedibili dall'organizzazione. Un festival che gestisce un budget di diversi milioni di euro rinuncia agli spazi liberi in città per una location facilmente gestibile con un ingresso a pagamento, fregandosene dei disagi del pubblico. Anche agli Atelier era andata male in precedenza per il gran polverone alzato dal pubblico deambulante (e anche qui pagante)e non si può non rimpiangere la Roquette, dove ormai hanno imparato ad andare avanti da soli in modo egregio. Meglio la Nuit de la Roquette, è lì che rimane lo spirito vero della festa visiva e il rispetto per la fotografia. Con poca spesa organizzativa e molte opportunità di scoperta.
A proposito, il ballerino è Wolfgang Zurborn, fotografo e gallerista a Colonia, anche lui ha trovato meglio da fare...

Nino Cannizzaro ha detto...

Concordo. Solo polvere, ho passato la maggior parte del mio tempo vagando tra i cunicoli nella speranza che si liberasse uno spiraglio. Peccato

simona bonanno ha detto...

Assolutamente.
Non ho visto nulla, ho solo respirato la polvere nei cunicoli delle arene. peccato.

troppa ressa, troppo stretto lo spazio di accesso agli schermi, poca voglia di fotografia e molta invece di serata da ballo. si sarebbe potuto separare le due cose, il festival ne sarebbe uscito con un po' più di dignità.

Anonimo ha detto...

Organizzazione pessima!!! Un altro problema sono stati i biglietti delle mostre stracciati dalle maschere all'ingresso dell'arena con la conseguente impossibilità di utilizzare il biglietto per il giorno successivo.

I tempi della Roquette sono finiti definitivamente e credo dobbiamo rassegnarci a riconsiderare i Rencontres d'Arles come uno dei tanti festival europei ma sicuramente non il migliore.