Aprile 1980. Verba volant, schiaffa etiam. È la scritta che campeggia nella parte alta della porta che da sul corridoio. Sono in piedi, appena oltre la soglia della della III C. La primavera a Roma si fa sentire ai primi di aprile del 1980. Di lì a un paio di mesi avremo fatto i conti con la maturità.
Aspettiamo l'inizio delle lezioni e io sfoglio il primo numero di REFLEX, una rivista appena uscita. La dirige Giulio Forti, già direttore di Fotografare che compravo dall'estate del 1974, poco prima di entrare al liceo. Da quando Forti ne aveva lasciato la direzione però mi piaceva molto meno. Per questo aspettavo con ansia il primo numero di REFLEX.
In qualche modo ero legato alla firma di Giulio Forti da prima ancora di iniziare a comprare Fotografare. Quando ero più piccolo, abitavo proprio di fronte alla redazione di Fotografare e indirettamente avevo già avuto a che fare con Giulio Forti. Una vicina aveva trovato in strada il portafogli che aveva perduto e glielo aveva restituito. Lui per ringraziare le aveva regalato alcuni libri che aveva scritto. E siccome la vicina in questione non aveva interesse per la fotografia, i libri erano finiti nelle mani del piccolo Iovine appassionato di fotografia fin da prima di essere adolescente.
La rivista promette, penso in piedi all'ingresso della III C del liceo ginnasio Torquato Tasso di Roma. Certo anche a 19 anni appena compiuti e con nessuna esperienza di giornalismo, mi appare immatura. Migliorerà, ne sono sicuro, ma mi sarei aspettato qualcosa in più.
Ancora non posso immaginare che da lì a poco più di nove anni varcherò la soglia della redazione di REFLEX e mi metterò seduto a un tavolo nella stanza di Marco Bastianelli per il mio periodo di prova come redattore. Non potevo immaginare il terrore di fronte alla prima notizia da scrivere: dieci righe su dei nastri magnetici per videocamere, se ricordo bene. Tantomeno potevo supporre che ci sarei rimasto per nove anni in quella redazione, fino al 1998 quando mi sono trasferito a Milano. E che alcuni concetti imparati più o meno 25 anni fa continuano a farmi da guida oggi nel lavoro.
30 settembre 2016. È sera, saranno le 20 circa. Sono a Milano in attesa di cenare. Mi segnalano via Skype un post di Giulio Forti sulla pagina Facebook di FOTOGRAFIA REFLEX (negli ultimi 36 anni il nome della testata è cambiato). È stato scritto 52 minuti prima. «Anche le belle storie, a volte finiscono –esordisce Giulio– Quella di FOTOGRAFIA REFLEX è durata 36 anni ricchi di interesse, passione e trasformazioni».
Mi dispiace, mi dispiace davvero. È perfino banale dire che quando chiude una testata è sempre una pessima cosa. Soprattutto se di lavoro fai il giornalista o qualcosa di simile. Ma dispiace ancora di più veder sparire una testata per cui hai lavorato. Peggio quella in cui hai imparato il mestiere che ancora fai.
Sono cambiate tante cose da quell'aprile 1980 e forse è normale e perfino giusto che sia così. Ma è difficile non ripensare ai giorni passati in quella redazione al primo piano in via di Villa Severini (la sede della EDITRICE REFLEX prima dell'attuale in via Achille Lória).
La decisione è presa e REFLEX non sarà più in edicola. Andiamo avanti, ma è il momento di pronunciare quei ringraziamenti mai fatti.
Ringrazio Giulio per aver scelto il mio curriculum in quel lontano 1989. Ringrazio Marco che non è più con noi per avermi insegnato a scrivere un pezzo battendolo direttamente sulla tastiera senza prima scriverlo a penna. Ringrazio Eugenio per avermi dato amicizia e consigli quando mi sentivo perso. Ringrazio Sergio per aver impaginato con pazienza quello che producevamo e avermi insegnato come si fa girare il lavoro. Ringrazio Maurizio per avermi insegnato il rigore nella professione e avermi poi accolto a Milano. Grazie a Michele che mi ha fatto capire l'importanza del sapersi difendere sul lavoro. Grazie a Mimmo che mi ha fatto capire che la fotografia non è solo tecnica, ma soprattutto cultura. E ancora grazie a Teresa e Nazzarena per la pazienza e la discrezione con cui ci passavano le telefonate e a Marilena e Patrizia per aver fatto in modo che lo stipendio arrivasse sempre puntuale. E infine grazie anche Luca, con cui non ho potuto lavorare perché all'epoca era ancora un adolescente, ma che mi ha confortato con la sua simpatia nei viaggi di lavoro degli ultimi anni.
Bando alla tristezza. Si va avanti!
PS - Giulio non so se leggerai mai queste righe, ma spero che, se ti dovesse capitare di finire su questa pagina, apprezzerai che REFLEX lo scrivo ancora maiuscolo con un corpo inferiore rispetto al testo. Come hai sempre voluto tu 😉
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