giovedì 6 settembre 2007

Testimonial Magnum

Baveno, VB - Alla presentazione della nuova reflex Sony hanno presenziato in qualità di testimonial tre fotografi dell’Agenzia Magnum Photos: Richard Kalvar, Thomas Dworzak e Patrick Zachmann. Non si tratta di una novità assoluta, già lo scorso anno alla presentazione a Marrakech del sistema Alfa I fotografi Magnum erano presenti. Analogamente si potrebbe dire della presenza di Magnum ad Arles a sostegno delle iniziative di HP, azienda che ha anche improntato una campagna stampa pubblicitaria utilizzando le immagini di Carl De Keyzer, una scelta almeno ardita per il territorio italiano, vista la conoscenza non proprio di massa di questo ottimo fotografo. Insomma Magnum Photos oltre che nella produzione di immagini di elevato contenuto tecnico si sta specializzando in quella testimonial che girano il mondo per promuovere l’immagine di prodotti connessi al mondo della fotografia. Un segno della crisi del settore editoriale che si ripercuote sulla necessità da parte dell’Agenzia di mantenere il fatturato o semplicemente una nuova gestione del marketing aziendale? Probabilmente un mix di entrambe le cose. Certo che fa un po’ di tristezza vedere sempre più spesso su un palco un grande fotografo che assolve, peraltro con impegno, a ruoli che fino a pochi anni fa erano sostenuti dai responsabili marketing o di prodotto. Per non parlare di quando si trasforma in improvvisata guida turistica-balia di uno sciame di giornalisti di settore che, provenendo in molti casi da mondi differenti da quello della fotografia, spesso non hanno (ahimè) nemmeno idea di chi siano le persone con cui hanno a che fare.



Dall'alto:
Richard Kalvar presenta alla stampa specializzata la Sony Alfa 700, Baveno VB, Italia, Hotel Dino, 6 settembre 2007 © Sandro Iovine.
Patrick Zachmann spiega in pullman come si svolgeranno i test della fotocamera durante la presentazione alla stampa specializzata della Sony Alfa 700, Baveno VB, Italia, 6 settembre 2007 © Sandro Iovine.
Chris Steele-Perkins guida i giornalisti durante i primi test della Sony Alfa 100, Catena dell'Atlante, Marocco, 6 maggio 2006 © Sandro Iovine.





16 commenti:

Ezio Turus ha detto...

Certo molto meglio un noto fotografo, che si presume almeno sia conosciuto ed apprezzato da chi poi quei prodotti li dovrà usare, piuttosto che la solita donnina bionda poco vestita che fa leva su istinti che di fotografico hanno ben poco da spartire.
Ciao
Ezio Turus

Anonimo ha detto...

Ho accarezzato, pulito, maneggiato, premuto, alitato, le mie macchine fotografiche senz' altro più delle mie fidanzate.
Ne ho esaltato le fattezze, le funzioni, i vizi e le virtù. Molti le hanno comprate su mio consiglio.
Non ho mai beccato una Lira. Non solo, ma consigliavo su un' esperienza personale, io usavo QUELLA macchina fotografica.
Invece costoro: Zach ete, senza Dworzo nè Kalvario, intascano e non usano nemmen l'attrezzo consigliato. Vergogna!!
Il mercenariato ha sempre prodotto traditori e dato cattivi ritorni a chi ne ha fatto uso.

Parafrasando : Addio Mr. Koch!
(Mi autocommuovo)

besos

Cini

sandroiovine ha detto...

Posso comprendere il punto di vista e le sue motivazioni, ma evidentemente le poste in gioco sono ben differenti. L'incidenza mediatica di uno o più testimonial appartenente alla più acclamata agenzia fotogiornalistica del mondo è numericamente e qualitativamente ben differente sia a livello comunicativo sia commerciale. Che poi rispetto al prodotto ci sia sempre un'adeguata corrispondenza di valori è un altro discorso. Se infatti per la presentazione di ieri cominciamo ad avvicinarci a prodotti che potrebbero avere un senso rispetto al testimonial scelto, per quella dello scorso anno, non nascondo di aver provato un certo imbarazzo parametrando le prestazioni dell'apparecchio a quelle di tutt'altro e superiore livello dei suoi testimonial. Quanto al fatto che le macchine non vengano utilizzate non è vero. Certo non credo che vengano impiegate nella quotidiana vita professionale, ma di sicuro vengono utilizzate e provate prima di queste manifestazioni. La dimostrazione viene dalle immagini proiettate in sede di presentazione, la cui qualità (rispetto a quella media manifestata dagli autori) denuncia chiaramente la scarsa confidenza con l'apparecchio utilizzato e il mestiere di chi ha scattato.
Mi sfugge il riferimento finale che, non credo casualmente, riprende il nome del direttore fondatore di una delle due più grandi agenzie fotogiornalistiche italiane. Un riferimento di cui francamente non riesco a capire il senso e che in ogni caso mi pare gratuito e ingiustificato.

Anonimo ha detto...

Forse mi ripeterò, ma a me davvero non piace pensare ad un professionista legato alla più importante agenzia di fotogiornalismo mondiale, che dovrebbe dettare le linee editoriali nel mondo delle immagini che viene prestato o si presta al mondo del commercio.
Mi spiego, non voglio essere confusa con una sciocca idealista, ma mi sembra che stiamo assistendo ad una inversione di significato nel mondo dell’immagine. Un esempio, ho investito diversi anni della mia vita, come molti, nello studio della fonetica, della morfologia e della sintassi delle lingue classiche, mondo ampio, complesso e per chi non è un appassionato grammatico spesso noioso. Insomma sto parlando della tecnica, degli strumenti per comprendere una lingua, bene tanto sforzo nella mia mente doveva servire affinché avessi i mezzi per leggere e comprendere gli autori, un viatico all’arte, insomma la grammatica era in funzione degli autori. La fotografica è il mezzo con cui Zachmann produce l’opera del suo ingegno, ma quando a quest’uomo viene chiesto di mostrare come funziona lo strumento più che le immagini che realizza, sembra che il messaggio sia che il mezzo è più importante del fine, che con quello strumento possiamo fare quello che il professionista fa, insomma siamo forse arrivati al punto di leggere Platone per comprendere l’aoristo greco?

Anonimo ha detto...

Non entro nella discussione perchè il mio punto di vista è molto pratico, e potrebbe essere di imbarazzo per alcuni. Un appunto, però caro dott Iovine mi permetto di farlo. Io ho già votato, ma ho visto che è possibile rivotare tranquillamente. In questo modo se si è fraudolenti è possibile falsare il risultato. Spero di sbagliarmi....
N.B.
Grazie per questo spazio di confronto e di discussione

sandroiovine ha detto...

Ho provato verificare quanto dici, ma il sistema mi consente di modificare il mio voto (osisa cambiarlo in caso di errore), non di votare più volte (cioè incrementere il numero di voti di una determinata risposta). Il meccanismo di voto è offerto dalla piattaforma che ospita il blog (www.blogger.com) e in ogni caso non sono in grado di modificarla. Se poi qualcuno fosse così furbo da voler alterare il sondaggio di un blog come questo, credo farebbe bene prima porsi qualche domanda sul perché la sua mente finisca per essere funestamente invasa da pulsioni di questo tipo.
Mi spiace che tu abbia deciso di non esporre il tuo punto di vista anche se potenzialmente imbarazzante per qualcuno. È un po' come ridurre le dimensioni di questo spazio di discussione per cui tu stesso, gentilmente, ringrazi.

Anonimo ha detto...

Credo che anche io andrò un pò fuori dal coro ...
Ormai in tutti i settori commerciali vengono utilizzati volti più o meno noti per pubblicizzare qualcosa, non so perchè penso a Messner che pubblicizza l'acqua "altizzima purizzima levizzima" quando a casa sua basta aprire un rubinetto e bere dalla spina, tanto l'acqua in Alto Adige è buona !!!
Eppure si "svende" alla pubblicità ...
Così i fotografi Magnum ... fa parte forse di quello che gli "studiati" chiamano azione di marketing ...
Marketing per le case produttrici ovviamente e soldi probabilmente per il fotografo di turno.
Ma in fondo che male c'è ?
Quale profonda ferita può fare alla fotografia se un fotografo come Zachmann illustra come funziona una macchina fotografica ?
Magari che ne so, sull'onda della sua dimostrazione mi viene pure la voglia di approfondire lui come autore e la tecnica fotografica e quindi di produrre immagini migliori.
Sinceramente non lo trovo un male così grave, anzi, forse potrebbe anche essere un bene, dai forse un bene no, ma un benino, per chi, curioso come una bertuccia come sono ad esempio io, andrà a cercarsi il sito si Zachmann e apprenderà da lui qualcosa sulla fotografia.
Caspita il problema è che su Patrick Zachmann c'è davvero poco in Internet ... dovrò trovare un altro mezzo per conoscerlo ...
Vedi, a qualcosa è servito, forse più il blog di Sandro ma tutto è nato dalla presentazione che vedeva Zachmann come testimonial ... Boh !!!
Sophia

Anonimo ha detto...

... in questo mesto post che vede fotografi - persino degni di essere chiamati tali - intenti (per ragioni che mi paiono oscure per la loro posizione, a meno di non essere meramente economiche)... a promuovere prodotti... mi dico che credo e spero vorremo ancora parlare di immagini in questo blog. così mi "diverto" a notare con voi una sottile finezza nella prima foto di questo post: Kalvar pare annodato e inevitabilmente prossimo ad essere stretto nella morsa della lettera alpha... non vorrei essere pedante ma questo mi suggerisce una lettura univoca e piuttosto sarcastica da parte del malaugurato spettatore che ha scattato aspettando giusto che braccio e mano continuassero la linea nascosta della lettera greca.

Cini sei volgare e squallidamente autoreferenziale, non avermene, non è una faccenda personale, è che non sei nel "confessionale". prova a rileggerti.
Claudia, ahimé, ti posso dire e (vorrei tanto non poterlo fare) che a Lettere fanno quello che paventi e che un voto in un esame di lingua vale molto più di un voto in letteratura, che estetica è un esame per chi non sa come chiudere il piano di studi. e che la filologia (subito dopo le materie da te citate) è l'unico vangelo di fronte ad un testo, e non uno strumento, come sarebbe auspicabile fosse... forse non abbiamo motivo di cadere dalle nuvole e basterebbe ci guardassimo attorno, cominciando da uno sguardo a metodi e fini dell'insegnamento anche a livello accademico, dove il pensiero non è richiesto. vanno molto invece le versioni pappagallo degli esami e i test a risposta chiusa, un po' come qui in questa pagina per rawnef che preferisce fare la x e non argomentare, e lo dice pure... sì beh in effetti ci eravamo accorti che era spuntato e poi sparito un voto alla prima voce, ma noi avevamo pensato che qualcuno si fosse sbagliato e avesse corretto non che stesse testando l'onestà del sistema, per la miseria! mi piacerebbe sapere cosa potrebbe vincere secondo te Iovine a seconda dei voti ottenuti... un'ulcera, o un sospiro di sollievo?
non ti sembrerà vero, ma non credo guadagnerà un posto come "Editorial Manager. Magnum in Motion hiring" presso Magnum appunto (cercavano qualcuno davvero poco tempo fa).

ma per tornare a Magnum... ci vorrebbe forse Martin Parr stesso per progettare e fare un bel "servizio" in cui prendere a colpi di impietoso flash tutto l'affannarsi grottesco che pare di vedere attorno e dentro questa grande agenzia... qualcuno aveva persino aperto a nome Magnum Photos uno o due account (ora vuoto/i) su flickr (sì, sì, su flickr), dove, forse per amore del surreale, o per una crisi di identità, caricavano foto dei podcast, cioè dei... Motion.
è una sensazione desolante.
parrebbe quasi un penoso annaspare.

Anonimo ha detto...

... non era ancora apparso il post di Sophia mentre scrivevo.
Sophia, perdonami, ma non resisto:
da "qualche" settimana nella colonna destra del blog, tra le tante scritte inutili in rosso, quelle che continuano ad aumentare, se ci si fa caso, c'è anche il nome di Patrick Zachmann, con relativo video... sì proprio lì, appena sotto i video su "quello della Illy", Salgado...
è un peccato ci sia voluto proprio questo triste post per svegliare la bertuccia che è in te.
hai dato un'occhiata alle foto di Antoine d'Agata, quelle di Diario Intimo, o a quelle di Nobuyoshi Araki o a quelle di Andrzeij Dragan? (cito nomi quasi a caso dalla colonna di destra...)
buona navigazione...

sandroiovine ha detto...

Solo una piccola precisazione relatativamente al ruolo di Patrick Zachmann nella presentazione del 6 settembre. Zachmann presente era presente e munito di apparecchio della casa ospitante, ma si è limitato come Thomas Dworzak del resto, ad accompagnare le giornalistiche gregg. La presentazione-testimonianza è stata fatta da Richard Kalvar.
La risonananza positiva auspicata da Sophia mi pare al momento limitata, almeno finché la presenza dei fotografi Magnum sarà confinata agli eventi riservati alla stampa. Potrei essere d'accordo nel momento in cui trovassimo gli stessi autori in manifestazioni aperte al pubblico.

Anonimo ha detto...

Ad essere cinici, si potrebbe dire che Magnum già da tempo ha del tutto abbandonato il fotogiornalismo puro, e quindi c'è poco da stupirsi se si rivendono il marchio ("operazione branding", la chiamerebbe una certa Naomi Klein)in modo che con gli obbiettivi principali di Magnum non c'entra una cippa.

E' un bene o un male? non so, finchè si rimane confinati ad eventi piccoli e per addetti ai lavori. Certo, non mi piacerebbe sapere che i fotografi non fanno certi servizi o non pubblicano certe foto perchè altrimenti lo sponsor ha da ridire. Ma non mi sembra che siamo arrivati a questo punto. Occorre fare attenzione, questo si. Il branding è una cosa che divora tutto, sulla sua strada per un mercato maggiore. Anche, e soprattutto, i principi etici e gli obbiettivi non capitalizzabili. E, per quanto riguarda ciò, a Magnum non stanno messi tanto bene, ultimamente: da tempo fanno giochini sporchi con il loro marchio.

Cush

Unknown ha detto...

credo che sia il segno dei tempi, in fondo meglio questo che altro.

se poi davvero e' in gioco la susssistenza di Magnum ...

Anonimo ha detto...

Ma se c'è qualcuno disposto a pagare per avere della pubblicità, non vedo perchè non accettare. Soprattutto non vedo nessuna grave colpa di Magnum, ne implicazione di carattere morale. Tra l'altro uno dei fondatori dell'agenzia non era sicuramente un esempio di correttezza e imparzialità, eppure rimane uno dei fotografi più celebrati proprio dal mondo della fotografia. Per quanto riguarda le macchine fotografiche, penso che una determinata marca o modello non sia rilevante per scattare una buona foto. E soprattutto penso che sia meglio accarezzare le fidanzate o le mogli che le fotocamere.... ma forse è proprio questo il punto. Se si evita il feticismo tecnico, probabilmente si può considerare la nostra professione, appassionante, creativa, ma pur sempre una professione, un "mestiere" che serve anche a procurarci i mezzi necessari per vivere. Atteggiamenti da predestinati dal Signore sono oramai fuori luogo. Non prendersi troppo sul serio è stato sempre nella mia indole e gli amici colleghi che mi ritrovo sono il mio tesoro più grande di questa filosofia.

Anonimo ha detto...

... a quando si potrà prenotare un fotografo Magnum a casa nostra come "baby sitter"?
A volte la scelta della coerenza viene facilmente comprata e mi rattrista tutto questo "circo" mediatico.

IL SENZANOME

barbara ha detto...

Siamo entrati nel circolo vizioso a catena per cui: retrogrado di un’educazione all’immagine, (conseguenza) propensione verso immagini meno impegnate, (conseguenza) diffusione esasperata dell’immagine, (conseguenza) caduta del mercato nel settore, e a questo si aggiunga (sempre per deduzione): concentrazione verso lo strumento intelligente più che verso il prodotto = bisogna cambiare il mercato perché di qualcosa si dovrà pur campare… Del resto, francamente, non credo sia un reato utilizzare la propria immagine pubblica, se si ha la possibilità di averne una, se lo scopo è comunque quello di auto-pubblicizzarsi e pubblicizzare un prodotto, per lo meno se il prodotto è coerente allo strumento che si utilizza per mestiere… Certo, può essere triste, come lo è ancor di più vedere autori di tutto rispetto assoggettarsi agli sponsor, ma a mio parere, non è tanto questo che si dovrebbe criticare, dato che in termini puramente pratici è anche il sistema attualmente vincente in ambito di lavoro, quanto piuttosto dovrebbe essere discusso il fatto che la presenza di cotali autori nel ruolo di testimonial può incrementare la pessima scelta di orientarsi più verso l’innovazione tecnologica della macchina al limite dell’ossessione che sull’immagine stessa…

Anonimo ha detto...

Ho letto in ritardo e a piu' riprese i commenti su questo argomento e sul risultato della votazione.
Non ho votato , perche' ero in arretrato con il mio aggiornamento ul blog, ma in ogni caso non mi interessa una votazione simile. Penso che si debba votare solo quando sia in ballo una scelta le cui conseguenze vedano noi stessi fruitori oltre che responsabili dei risvolti pratico-operativi di quella scelta. Tra l'altro allorche' sia garantita l'approvazione di una maggioranza che possa essere riconosciuta e che rappresenti la condivisione di una idea.
Sul fatto che personalita' di spicco in vari campi guadagnino facendo i testimonial, concordo con tutti sul concetto che certe volte e per certi aspetti il pubblico ( noi ) possa vedersi defraudato di quegli ideali di onesta' e obiettivita' con cui finora rivestiva di "aura" certi personaggi pubblici; ma ormai questo e' il fatto.
Allora, se non siamo maniaci e famelici di megapixel, di automatismi ecc, ma teniamo al valore dell' " Immagine", forse una considerazione dobbiamo fare.
Vengo e mi spiego :
Non dobbiamo commettere l'errore di Narciso, che si innamoro' della propria immagine riflessa nell'acqua.
narciso era uno bellissimo, ( ma sicuramente con tendenze omosessuali, ma niente di male) ; affacciandosi sull'acqua di fiume o ruscello, vide la propria immagine e se ne innamoro?, non capendo che si trattava del proprio riflesso. fece l'errore di fermarsi all'immagine, perdere di vista e di interesse lo sfondo, cioe' l'acqua, non indago' perche' ci fosse li' a mollo quella immagine. Colse il MESSAGGIO trascurando il MEDIUM.
Ecco, la sostanza e' questa, dovremmo andare oltre l'apparenza e cercare di indagare sempre se il mezzo, il MEDIUM, stia subendo delle mutazioni fisiologiche o patologiche, e valutarne i MESSAGGI cin il DUBBIO costruttivo accanto a noi.
Cioe' : certo che magnum e company sono in crisi, niente dura in eterno, e allora sta mutando pian piano. I MOTION penso che siano una spia ci questo processo. Ci ho ragionato piu' volte, e penso proprio che i consueti medium stiano ormai varcando definitivamente la soglia del vecchio mondo per entrare compiutamente nel pieno dell' ERA DIGITALE, di cui ginora abbiamo tutto sommato visto solo i prodromi. Stiamo assistendo forse a quello che e' stato definito " un' arte senza firma", caratteristico del mondo digitale: concetto su cui semiologi, estetologi ed esperti della comunicazione stanno via via facendo il punto, e che ritengo utile studiare per comprendere i rivolgimenti del nostro vivere quotidiano, anche del nostro modo di intendere le immagini.
Comunque, se e' vero cio' che gli stessi semiologi, ecc. ecc di cui sopra sostengono, se e' vero che l'evoluzione su base tecnologica di un medium comunicativo, prima di attestarsi all'apice della consuetudine, non fa altro che potenziare il medium appena soppiantato, abbracciando passato presente e futuro, allora forse e' vero anche questo :
se condanniamo la presunta mancanza di obiettivita' ci certe immagini o di certi autori per il loro comportamento sospetto, allora forse e' il momento buono per voi, che ancora questi ideali li difendete, e chissa' se non sia proprio il momento di avvalorare le vostre idee e il vostro modo di fare immagini , fotografiche nello specifico.
Nonostante l' ottusita' dei pixelmaniaci, e di quelli che si lasciano incantare dalla pubblicita' agendo come Narciso.
Forse a furia di domandarci perche' e non come, non sarete soli, le fila dei pixelmaniaci si assottiglieranno, e l'immagine tradizionale vivra' una nuova giovinezza.
forse.