Ieri e oggi: a sinistra la copertina del numero di Aprile 1999, a destra la copertina del numero di maggio 2014 de IL FOTOGRAFO. |
La neve arrossata dal tramonto sulle montagne, un riflesso nel retrovisore in uno di quei pomeriggi in cui l'atmosfera è tersa persino in Pianura Padana.
A poco più di quindici anni di distanza è questo il ricordo di un giorno di febbraio del 1999, in cui entrato alla Sprea Editori, anzi Sprea & Gussoni come si chiamava all'epoca, per discutere della traduzione dal francese di un libro, ne ero uscito con l'incarico di dirigere IL FOTOGRAFO, ma soprattutto di far uscire in meno di un mese il numero che doveva essere portato al Photoshow.
A poco più di quindici anni di distanza è questo il ricordo di un giorno di febbraio del 1999, in cui entrato alla Sprea Editori, anzi Sprea & Gussoni come si chiamava all'epoca, per discutere della traduzione dal francese di un libro, ne ero uscito con l'incarico di dirigere IL FOTOGRAFO, ma soprattutto di far uscire in meno di un mese il numero che doveva essere portato al Photoshow.
Quindici anni dopo la progressione degli impegni di insegnamento, anche in ambito universitario, e altre motivazioni mi hanno indotto a rinunciare alla direzione della rivista. Durante questo periodo, nonostante il tradizionale antagonismo tra redazione ed Editore, ho avuto la possibilità di sperimentare molto e imparare ancora di più. Fondamentale è stato il supporto delle persone che più di ogni altro hanno collaborato con me, sopportandomi anche quando non sarebbe stato possibile e, forse, nemmeno auspicabile: Laura Marcolini, Stefania Biamonti e Alessandro Bisquola che ha dato forma ai nostri pensieri con i suoi impaginati. Senza il loro lavoro e i loro suggerimenti molte delle cose che siamo riusciti a pubblicare non avrebbero mai visto la luce. Senza il loro entusiasmo non saremmo andati avanti nei momenti più difficili. E infine Stefano Spagnolo che per un decennio ha protetto il nostro ambiente di lavoro consentendoci di operare in libertà, prima di precedere Laura, Stefania e me nel volontario cambiamento di orizzonti professionali.
Ora la palla passa a chi mi succede. Uomo dal curriculum professionale ben più stimabile del mio, sono certo che saprà barcamenarsi nelle rapide della conduzione della rivista. E chi davvero capisce di fotografia non mancherà di collocare il suo operato nella scala di valori che realmente gli compete.
In una giornata di ricorrenze scelta in modo niente affatto casuale (vedi data di pubblicazione del post) a me non resta che ripetere anche da questa pagina il saluto a chi è stato mio paziente lettore. Ora l'obiettivo è quello di avviare dei corsi di fotografia a Milano. Poi si vedrà. Difficilmente riuscirò a rimanere lontano dal mondo della fotografia e della sua editoria, ma di sicuro ora non ho nessuna voglia di mediare ancora su linee e contenuti imposti dall'alto e non condivisi. L'omologazione passiva non è una pratica di vita e di professione in cui ho mai dimostrato di saper eccellere...
Del resto quando non è più possibile perseguire una linea editoriale in cui si riesca a riconoscersi, vuol dire che è proprio arrivato il momento di cambiare aria. E io ci sto provando. Il numero 260/maggio 2014 è l'ultimo che ho firmato, ora si volta pagina. Una, anzi più di una, credo di averla già voltata durante questi quindici anni trasformando la rivista che ho diretto. Non ho mai preteso di essere nel giusto, ma ho sempre chiesto che mi venisse riconosciuto il fatto di aver creato un prodotto editoriale differente da quelli esistenti sul mercato italiano. Spero che l'immagine in cui sono poste a confronto le copertine del primo e dell'ultimo numero che ho diretto, suggerisca la portata delle trasformazioni che, in termini di evoluzione della testata, sono riuscito a compiere durante il mio incarico. Chiudo citando l'ultima piccola soddisfazione consistente in una copertina finalmente a livello delle mie intenzioni dopo tanti mesi di scelte non condivise.
A presto.
Sandro Iovine
1 commento:
Da circa una decina di anni leggo buona parte delle riviste di fotografia sul mercato ed il mio modesto parere di fotoamatrice è sempre stato quello di vedere su piani molto diversi i loro contenuti.
Laddove si palesava sempre una ripetizione degli argomenti trattati, ovviamente in modo diverso a seconda delle testate, la rivista " Il Fotografo" al contrario, si poneva decisamente sopra le righe andando a sviscerare in termini professionali temi indubbiamente di un certo spessore e mai avvicinati da altri.
Mi dispiace molto, forse ora noi lettori avremo solo l'ennesima rivista di test di confronto tra apparecchi fotografici e di foto di alberi in fiore all'approssimarsi della primavera!
Francesca
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