Joe O’Donnell è scomparso a Nashville, Tennesee, venerdì 10 agosto all’età di 85 anni. Per molti rimarrà sempre the presidential photgrapher, un soprannome guadagnato lavorando come fotografo ufficiale della Casa Bianca durante il mandato di ben cinque Presidenti degli Stati Uniti d’America (Harry S. Truman, Dwight D. Eisenhower, John F. Kennedy, and Lyndon B. Johnson). Dall'alto:
Del suo lavoro si ricorda anche la documentazione effettuata nel settembre del 1945 delle conseguenze dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Un’esperienza che aveva lasciato molte conseguenze tanto a livello umano sulla sua personalità, quanto a livello fisico a causa della prolungata esposizione alle radiazioni presenti nei territori bombardati.
Joe O’Donnell era nato a Johnstowm (Pennsylvania) nel 1922 e la sua carriera di fotografo iniziò quando entrò a far parte del corpo dei Marines verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando documentò la Campagna del Pacifico. Per questo si trovò ad essere uno dei primi militari che fecero ingesso a Hiroshima in seguito al bombardamento atomico, cosa che gli consenti di documentare in modo al tempo stesso sobrio e sofferto le conseguenze sui sopravvissuti. Queste immagini sono arrivate al grande pubblico solo verso la metà degli anni Novanta, quando O’Donnell decise di pubblicare Japan 1945: Images from the Trunk.
Il baule cui si allude nel titolo è quello in cui O’Donnell aveva nascosto i circa trecento negativi scattati nei territori bombardati, riproponendosi di non guardarli mai più. C’erano voluti quasi cinquant’anni perché O’Donnell riuscise a metabolizzare gli orrori che aveva visto arrivando a concludere di non poter più nascondere le immagini da incubo viste nel dopoguerra in Giappone. In occasione della pubblicazione O’Donell ammise che «Un dolore del genere non potrà mai scomparire. Dopo venti anni come fotografo alla Casa Bianca, mi sono ritirato con una malattia, che solo più tardi si è capito essere stata causata dall’esposizione alle radiazioni. Nonostante abbia ricevuto una serie di cure che mi hanno aiutato a contenere la sofferenza fisica (che in ogni caso non può essere paragonata a quella subita dagli sfortunati sopravvissuti alla bomba), sono sempre rimasto ossessionato da ciò ho visto».
Dieci anni più tardi, nel 2005, la Vanderbilt University Press ha pubblicato Japan 1945: A U.S. Marine’s Photographs from Ground Zero un altro volume realizzato con le fotografie scattate a Hiroshima e Nagasaki. Questo secondo libro fu ideato su richiesta della casa editrice il cui progetto fu idealmente adottato anche da Joe O'Donnell nell'intento di realizzare un testamento spirtuale a testimonianza degli orrori della guerra.
Le immagini di Joe O'Donnell messe on-line dal figlio su Flikcr.
The Poenix Adventure
Joe O'Donnell.
Stalin, FDR, Churchill at Yalta Conference, WWII, © Joe O'Donnell.
Robert F. Kennedy, Jackie (veiled), and Edward Kennedy during JFK's funeral procession , © Joe O'Donnell.
Eisenhower and JFK shaking hands, © Joe O'Donnell.
President F.D. Roosevelt & wife, Eleanor, © Joe O'Donnell.
La copertina del libro di Joe O'Donnell Japan 1945. A U.S. Marine's Photographs from Ground Zero, Vanderbildt University Press, Nashville 2005.
Trees, © Joe O'Donnell. «These trees caught my attention as I walked by on my way to the prison, seen on the right. I prayed that this would be the las atomic wilderness» da Japan 1945, A U.S. Marine’s Photographs from Ground Zero di Joe O'Donell.
Boy with brother, © Joe O'Donnell.
lunedì 13 agosto 2007
La scomparsa del presidential photographer
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2 commenti:
A proposito di radiazioni. Si parlava con un amico del disastro di Chernobyl e di tutto quello che si è fatto per "proteggersi" dalla contaminazione radioattiva. Poi ci siamo ricordati che noi bimbi cresciuti negli anni '60 di radiazioni ne abbiamo già ricevute parecchie a causa degli esperimenti nucleari del periodo, a partire dagli anni '50, Bikini e tutto il resto. Altro che Chernobyl!!!
Chissà, il nostro fotografo dei presidenti è arrivato fino a 85 anni. E noi?
Il tempo può essere misurato, ma mai afferrato, e ciò che il grande Fotografo di guerra ha visto, e prodotto, ha una valenza temporale assoluta, cioè non ciò che è accaduto ieri, ma ciò che sempre può accadere. I suoi occhi, ed il suo cuore, hanno percepito qualcosa di mostruoso, non un prodotto della natura, ma un'azione dell'uomo, causandogli un dolore sordo-immenso che lo ha portato a rimuovere il suo vissuto, ma che nel contempo lo hanno fatto interrogare sul suo essere uomo,
(come si chiedeva Primo Levi), finch'è quest'Uomo ha violentato se stesso, e ha svelato al mondo ciò che avrebbe preferito dimenticare per sempre, perchè la memoria era vivo dolore. Non sapevo di questo cronista della storia, la cui figura mi ha commosso, e nello stesso tempo spinto a conoscerLo ancor più: se sapute utilizzare le sue immagini, faremo a Lui (e a noi), il più bel regalo, strumento per divenire "Uomini", e forse riusciremo ad accarezzare il capo, fatto d'anima incorporea, di quel bimbo esanime nella foto, che ci sorride dritto accanto a noi, nella speranza che ciò non accada mai più.
Ezio
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