Ve la ricordate la celebre frase di uno spot televisivo degli anni Sessanta destinata a pubblicizzare un detersivo? Beh mi è tornata in mente stamattina leggendo delle vicende di tal Jay Kaycappa il quale avrebbe assalito Heather Mills McCartney, prendendola per una spalla e costringendola non proprio con le buone maniere a voltarsi nel corso di un inseguimento fotografico. Pare che la signora Mills McCartney, all’indomani della pubblica separazione con il ben più noto Paul, fosse quotidianamente inseguita da circa venticinque fotografi tra i quali il nostro Jay Kaycappa. In base alle testimonianze processuali l’assalto sarebbe iniziato nella metropolitana dove la signora Mills McCartney si era ritrovata uno stock di fotografi in attesa. Dopo aver tentato di sfuggire a questi si era trovata davanti Jay Kaycappa, cosa che l’aveva spinta a voltarsi verso il muro per chiamare in soccorso il suo personal trainer. A questo punto Kaycappa, autore durante il blitz di qualcosa come 181 scatti, avrebbe preso per una spalla la signora Mills McCartney per costringerla a voltarsi e per ottenere degli altri scatti. La testimonianza di un altro fotografo, tal Stephen Lawrence, appostato dall’altra parte del tunnel negherebbe a detta della stampa inglese, l’assalto di Kaycappa. E si potrebbe continuare all’infinito o quasi con i dettagli e i particolari della vicenda degni della peggior stampa scandalistica internazionale. La sostanza dei fatti è che come al solito i mezzi di informazione generalisti sembrano riuscire ad occuparsi del mondo della fotografia solo in occasione di eventi del genere, come testimonia abbondantemente la recente storia del nostro paese. L’equazione fotografo=ricattatore piuttosto che omicida (sia pure colposo, ricordate cosa si disse dopo la morte di Lady Diana Spencer?), piuttosto che delinquente da quattro soldi ha trovato l’ennesima conferma. Del resto che nel mondo della fotografia si aggirino personaggi quantomeno discutibili, è ormai accertato. Né pare che la biografia del signor Kaycappa, a giudicare da quanto si può leggere nella pagine di Togsblog, sia in grado di smentire la pessima fama della categoria. Una lettura che per altro instilla qualche dubbio circa il fatto che sia più opportuno parlare di fedina penale piuttosto che di biografia.
Certo si potrebbe dire che personaggi del genere sono il frutto delle richieste del mercato che ha trasformato una enorme fetta del giornalismo in mero pettegolezzo che vive di storie miserabili come questa e che quindi deve essere continuamente alimentato da personaggi in grado di seppellire dignità e senso etico per strappare una foto perfettamente inutile a qualunque costo. Ma non dimentichiamo che un mercato di pseudo informazione di questo tipo non ottiene altro scopo se non quello di anestetizzare le menti dei suoi lettori, spostando l’attenzione su fatti completamente irrilevanti rispetto alla loro esistenza, cosa che in genere è funzionale a qualunque forma di potere, indipendentemente dal colore politico che la contraddistingue. Niente di troppo diverso dal buon vecchio panem et circenses. Personalmente mi sembra paradossale che la fotografia, in particolare quella giornalistica, finisca per diventare l’ennesimo strumento di abbrutimento di massa e come tale finisca per essere comunemente identificata.
Certo si potrebbe dire che personaggi del genere sono il frutto delle richieste del mercato che ha trasformato una enorme fetta del giornalismo in mero pettegolezzo che vive di storie miserabili come questa e che quindi deve essere continuamente alimentato da personaggi in grado di seppellire dignità e senso etico per strappare una foto perfettamente inutile a qualunque costo. Ma non dimentichiamo che un mercato di pseudo informazione di questo tipo non ottiene altro scopo se non quello di anestetizzare le menti dei suoi lettori, spostando l’attenzione su fatti completamente irrilevanti rispetto alla loro esistenza, cosa che in genere è funzionale a qualunque forma di potere, indipendentemente dal colore politico che la contraddistingue. Niente di troppo diverso dal buon vecchio panem et circenses. Personalmente mi sembra paradossale che la fotografia, in particolare quella giornalistica, finisca per diventare l’ennesimo strumento di abbrutimento di massa e come tale finisca per essere comunemente identificata.
6 commenti:
Non stupiamoci di ciò... Il fotografo per eccellenza in Italia è Corona, no?
E allora...
E ALLLORA??????????????
ah, già, ma certo è tutto regolare, no?
Pure Corona sarà regolare
perché non un esempio per noi giovani?
non indignamoci
anzi smettiamo pure di stupirci e accettiamo tutto, ma proprio tutto
Beh spero che a te piaccia prendertelo in c. a me ancora no
e adesso censuratemi pure
In effetti la tentazione di una censura per i toni utilizzati ci sarebbe. Provo a spiegare nuovamete a SpEer che in questo blog sono graditi tutti i commenti indipendentemente dal contenuto, purché espressi con locuzioni educate e non scurrili, ancorché mascherate da un ipocrita punto. Ripeto non intendo censurare i contenuti, ma pretendo che qui si utilizzi una forma che non sia da bar di quart'ordine nella periferia depressa di qualche metropoli abbandonata da Dio e dagli uomini. SpEer puoi sfogare tutta la tua ironia contro la censura, ma per favore prima impara a rispettare gli altri evitando espressioni come quelle cui ti abbandoni un po' troppo spesso,
Fa più rumore un albero che cade, di una foresta che cresce, o anche a dire che è nell'ordine in..naturale delle cose che l'educazione media, e l’attenzione della gran parte delle persone, sia rivolta a cose superficiali ed inutili, se non dannose. Ho sempre biasimato, ad esempio, programmi televisivi dove si insegna a ridere delle disgrazie altrui, con risate registrate di sottofondo, ed in qualche caso è possibile anche ipotizzare danni gravissimi od il decesso del malcapitato, sempre con tanto di risate di sottofondo...! Dice bene Lei, caro Direttore, che qualsiasi forma di potere adotta tutte le strategie per potere perpetuare se stessa, e tra queste v'è la non cultura, riuscire a creare dei "finti bersagli"(bella quella frase di quell'uomo politico: gli atti terroristici non servono a destabilizzare il paese, come si vuol far credere, ma a stabilizzarlo...!). Qualcuno finisce così per pagare un conto non suo, e qui, spettatori innocenti, sono anche il gran popolo dei fotografi, messi all'indice da storie tristi,ormai note a tutti. Certo è che se quel fotografo ha veramente utilizzato una tale violenza, fisica e psicologica, sulla ex signora del famoso cantante, allora la notizia doveva essere pubblicata, e quell'individuo essere punito duramente, perchè non è accettabile in nessun caso alcuna forma di violenza, stigmatizzando che essere fotografi ed essere delinquenti sono due cose nette e distinte, ma forse questo… non fa notizia!!!
Carissimo direttore, forse dimentichiamo che la maggior parte dei lettori non è fotografo come noi, non guarda alla fotografia come "la nobile arte del raccontare" e probabilmente non guarda la televisione con lo spirito critico perennemente acceso, pronto a dubitare di tutto quanto viene propinato. Le (poche) volte che mi capita di andare dalla parrucchiera, mi ritrovo sempre tra le mani quelle riviste per cui, probabilmente, Kaycappa e altre centinaia di fotografi lavorano. Mi stupisce moltissimo la stupidità e l'inutilità degli argomenti trattati; poi capita di trovare una TV accesa ed ecco che gli stessi argomenti sembrano la cosa più importante del mondo. Non la politica (quella vera), non la cronaca (sempre quella vera), non la cultura, non tutte le cose fondamentali del nostro essere, quelle insegnate a scuola o da chi ci ha educato, no. Il "gossip (che bruttissima parola) è il moderno anestetizzante morale. Tappare occhi, orecchie e, soprattutto, la bocca è il modo usato per poterci meglio manipolare e con l'imbuto mediatico farci ingoiare gli amari rospi quotidiani (e visto che ci siamo, anche tutti i consigli per gli acquisti).
Panem et circenses è esattamente questo. Fellini l'ha ben raccontato decine d'anni fa ma la storia non era nuova e soprattutto si ripete.
D'altro canto, cosa ne sa (e cosa le importa) la casalinga di voghera, tutta imbigodinata sotto il casco, di chi era Capa, di chi è Salgado, di chi è Zizola (tre nomi puramente a caso), e forse non sa e non le importa nemmeno chi sia Paul McCartney, ma la pruriginosità dell'ennesima storia piccante, da poter discutere con la vicina, paragonata a quella sentita ieri sull'ennesimo reality-truffa, questo si che è importante.
Non c'entrano certo i fotografi (almeno direttamente) che fanno il lavoro per il quale sono pagati, ma è tutto il mercato della stampa scandalistica, di cui, pare, i profitti siano sempre molto elevati (ma quante parrucchiere ci sono a questo mondo??), che io mi sento di accusare.
Non me la prenderei con il pessimo e discutibile stile con cui il nostro "fotografo" agisce, ma con l'inconsistente importanza di cui vengono rivestite certe "notizie".
Cosa dovrebbe importare a me della ex di un famoso musicista?
Ribalto però la domanda... cosa importa alla ex del famoso musicista di essere o meno bersaglio della stampa (e quindi venire a ronzare nelle mie orecchie)?
Pensiamo anche alla notorietà di tanti (troppi) personaggi dovuta proprio ai fotografi paparazzi che grazie alle loro foto "rubate" sono diventati qualcuno agli occhi della "bigodinata".
Sono fortemente convinto che il meccanismo sia ben oliato e accettato ampiamente da ambo le parti. Se non ci fossero questi fotografi, non ci sarebbe alcuna "fama" per la maggior parte dei personaggi che popolano la stampa quotidiana.
Ezio Turus
manco da un po', ho dato una occhiata veloce e invece letto attentamente il ragionamento di eturus che dice sempre finora cose sagge.
caro eturus : ma ci hai pensato che molto probanbilmente il fotografo, la ex moglie di Paul, e lo stesso paul, siano tutti tre d'accordo, insieme con un editore, per "creare" la notizia, e farla volare? per creare il " caso" (finto) ?
a speer che cerca esempi per i giovani consiglio di dubitare sempre come faccio io, e di trasmettere a tutti quelli come lui in cerca di modelli di vita lo stesso gusto del dubbio creativo. Sono sicuro che mi rispondera' con la sua solita congeniale grazia sublime,ma io mi rivolgo a lui per cercare di esorcizzare a distanza il suo virus di strada.
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