Milano, 8 marzo, linea 2, il tram che da via Lunigiana porta in piazzale Negrelli. La sorpresa viene dagli spazi normalmente dedicati alle inserzioni pubblicitarie. Al posto dei soliti cartelli stretti e lunghi che galleggiano incurvati sulla carrozzeria interna dei vetusti tram dell'azienda di trasporti meneghina, c'è una serie di fotografie in bianconero il cui aspetto suggerisce una probabile contemporaneità con la data di produzione della vettura le ospita.
Dai bellissimi, ma, ahimè, non altrettanto comodi sedili in legno che si allungano sulle pareti interne del tram, si ha quasi la sensazione di poter fare un salto indietro nel tempo, come se si potesse vedere con i propri occhi quello che deve aver visto in tempi ormai lontanucci, la stessa vettura che sferragliando si avvia, a velocità anch'esse d'altri tempi, verso il Duomo.
Sono le immagini storiche che l'Azienda dei trasporti pubblici milanese ha deciso di esporre sui propri mezzi (personalmente ho visto le fotografie solo su una vettura della linea 2 e non sono riuscito a trovare traccia dell'iniziativa nel sito ATM) per celebrare presumibilmente la vettura a carrelli tipo 1928.
Da persona che un po' si occupa di fotografia devo dire che l'iniziativa mi piace, anche perché permette di accedere, seppur in minima parte a un archivio di indubbio interesse. Da cittadino non autoctono e costretto a una non proprio desiderata... cattività milanese, non posso fare a meno di soffermarmi sulla prima e sull'ultima indicazione fornita dal cartello sulla cabina del conducente:«1927: vede la luce il primo prototipo, la vettura 1501, cui segue, nel 1928, un secondo immatricolato col numero 1502. La commessa per i due prototipi è assegnata alla ditta milanese Carminati e Toselli che li completa a tempo di record» e «2007: ATM restituisce alla città di Milano la "carrelli" con la livrea originale di colore giallo e priva di pubblicità commerciale». Chissà se si tratta di un recupero culturale o di un modo per rendere nobile uno scarso aggiornamento dei materiali rotabili in servizio. Però le fotografie non sono male e se vi capita di salire sulla 2 (perdonate per l'impiego dell'orripilante, per orecchie capitoline, usanza linguistica locale) vale la pena di buttarci un occhio.
Dall'alto:
Milano, Linea 2, le fotografie storiche esposte negli spazi destinati alla pubblicità. © Sandro Iovine, 2008.
Milano, Linea 2, le fotografie storiche esposte negli spazi destinati alla pubblicità. © Sandro Iovine, 2008.
Milano, Linea 2, dettaglio di una delle immagini esposte raffigurante il Castello Sforzesco e databile probabilmente intorno agli anni Sessanta. © Sandro Iovine, 2008.
Milano, Linea 2, il cartello illustrativo che illustra la storia delle vetture.© Sandro Iovine, 2008.
Testo el cartello informativo:
Storia delle vetture a carrelli tipo 1928
1927: vede la luce il primo prototipo, la vettura 1501, cui segue, nel 1928, un secondo immatricolato col numero 1502. La commessa per i due prototipi è assegnata alla ditta milanese Carminati e Toselli che li completa a tempo di record.
1928/1930: vengono costruite ben 500 vetture (dalla 1503 alla 2002), con cassa chiodata.
1931: viene aggiunta una mezza porta posteriore per facilitare la discesa dei passeggeri: la postazione del bigliettaio si sposta in prossimità della porta anteriore, tra il secondo e il terzo finestrino e il pagamento del biglietto avviene all'ingresso.
1943: i bombardamenti di agosto ditruggono gran parte delle vetture: terminato il conflitto mondiale, quasi tutte le "1928" vengono ricostruite grazie alla loro robusta ossatura in acciaio, unica sopravvissuta alle fiamme.
1970: il tram abbandona il colore verde ed assume una livrea arancione: il pantografo sostituisce la "perfeghetta" ossia il trolly con rotella.
2007: ATM restituisce alla città di Milano la "carrelli" con la livrea originale di colore giallo e priva di pubblicità commerciale. © Sandro Iovine, 2008.
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5 commenti:
Notizie come queste fanno sicuramente piacere. Usare il mezzo fotografico per celebrare uno dei più amati mezzi di trasporto è un riconoscimento anche per la sua dignità di "cosa". Ho in mente alcune immagini che ho visto e che riguardavano i tram di Milano. Erano le foto propagandistiche dell'incendio delle vecchie vetture, distrutte dai gerarchi locali in epoca fascista per far posto alle nuove creazioni del genio Italico. Probabilmente quelle che sono ancora in servizio. Caro direttore, comunque non mi rammaricherei troppo della vetustà del parco vetture della società di trasporti milanesi. Nella città in cui vivo hanno sostituito tutte le vecchie vetture, alcune del 1932, cannibalizzate e "rifatte" negli anni Ottanta,con degli avveneristici tram multiconfort. Le assicuro, caro direttore, che preferivo di gran lunga quelli del ventennio anterifacimento. Con il trolley che scappava spesso, e il solito nugolo di ragazzi appesi.
Ecco perche' mi sbaciucchierei Iovine, perche' e' capace di fare queste associazioni, apparentemente casuali ma sicuramente frutto di un suo Disegno mentale ; per cui gli dedico un ossimoro, chiamandolo d'ora in poi "diabolicamente divino".
Mi spiego: questo argomento combacia perfettamente con quello del dualismo memoria-oblio ; le immagini sugli autobus sarebbero inutili senza la didascalia, cioe' quel cartello esplicativo. Certo un esperto del settore trasporti saprebbe riconoscere grosso modo le vetture, ma con l'aiuto del testo si ripercorre esattamente la storia tecnologica e si capiscono gli intenti dell'operazione eseguita dall'azienda trasporti milanese.
Cioe' : la parola che accompagna le immagini e' fondamentale perche' il messaggio venga compreso da tutti, e riveli gli intenti dell'autore.
Queste foto di tram, qualora non spiegate ,sarebbero, da sole, poco collocabili nel tempo e nello spazio. resterebbero un ricordo generico e anonimo di una metropoli di qualche decennio fa.
Certo ci sono immagini che si rifanno ai sentimenti profondi, comuni, quelli dell'io collettivo, e quindi non hanno bisogno di parole. Ma una cosa e' il sentimento generico, accessibile chiaramente, per es. un'espressione di amore , di dolore, di sofferenza - un'altra cosa e' la sensibilizzazione nei confronti di una situazione, di una carestia o guerra, quindi un messaggio preciso, che si pone come obiettivo di trasmettere un messaggio e muovere le coscienze verso un dato scopo. In questo caso l'immagine va collocata appropriatamente nel tempo e nello spazio, e se vista a distanza di tempo va recuperato chiaramente a parole il messaggio a cui era stata affiancata.
La comprensione precisa della foto o del filmato dello studente che fronteggia i carriarmati, e' significativa per tutti perche' il ricordo di quella situazione sociopolitica e' relativamente fresco nella nostra memoria, e sappiamo tutti estrapolarne il giusto peso.
Tra qualche decennio l'immagine da sola non spieghera' alcunche', non potra piu' sensibilizzare.
Invece accompagnata dalla spiegazione scritta o orale recuperera' il suo senso e il suo peso.
D'altro canto e' in questo senso che la fotografia e' diventata strumento per gli storici.
Tornando allo specifico delle foto sugli autobus, esse ci offrono lo spunto per affrontare tutte le immagini con uno spirito critico, cioe' con un atteggiamento aperto alla ricerca e alla verifica : per evitare appunto l'assuefazione all'oblio.
E' una bellissima iniziativa. I mezzi pubblici sono dei "non luoghi", anonimi, tutti uguali, funzionali solo "al passaggio"...anche se trovo che siano degli ottimi luoghi di osservazione, facendo lo stesso percorso ogni giorno, guardando fuori dal finestrino trovi sempre cose nuove che non avevi mai notato...Ma il più delle volte negli autobus ci si guarda attorno con indifferenza, si cerca qualcosa da guardare per impiegare il tempo... alla fine l'occhio resta impigliato in qualche scritta come "Tony ti amo", o in qualche manifesto elettorale se siamo ancora più sfortunati. Dare una storia a un mezzo pubblico, "pulirlo" di pubblicità, elevarlo nella sua dignità di mezzo, questo sono piccole cose che rendono la città a misura d'uomo. Anche questo è un modo per "fare cultura".
Inizziativa interessante senza dubbio, ma c'è da chiedersi le persone di un certo ambito che noteranno queste foto che domanda si porranno?? Semplici foto per farsi publicità?? Oppure per riccordare ciò che erano?? Lo scopriremo solo vivendo......^0^
Leggendo questo post di Iovine mi è subito venuto in mente quando, molti anni fa, andavo a scuola in corriera e nelle vecchie (ora sicuramente rottamate) corriere dell'epoca, sullo schienale di ogni sedile, vi era una foto, perlopiù ingiallita dal fumo (si, all'epoca non era ancora vietato) o sbiadita dal sole, che ritraeva scorci di paesini dimenticati... una sorta di intervallo con le pecore ma senza il suono dell'arpa.
Nessuna pretesa pubblicitaria, anzi, facevano anche un po' tristezza, se pensavamo che da poco era arrivata nelle case la tv a colori e si incominciavano ad ricevere tanti canali, oltre ai 2 ufficiali della rai.
Forse le fotografie non avevano ancora saturato le nostre retine e magari si trovava pure il momento per ripensare a quei luoghi ritratti.
Posso augurare che anche l'iniziativa milanese riesca a colpire gli occhi di chi guarda, senza per questo dover urlare come nell'onnipresente pubblicità.
ezio turus
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