lunedì 1 ottobre 2007

Una rete piena di sciocchezze

Una delle cose che più mi infastidiscono è il sentir parlare a vanvera di argomenti di cui ho una qualche cognizione. E in questi giorni mi è capitato di leggere con un certo disgusto davvero tante fesserie, grazie alle numerose segnalazioni giunte da parte di amici e conoscenti. La fucina meravigliosa di tanto pascersi di sciocchezze è il blog inaugurato in occasione del concorso del National Geographic. Non entro nel merito della diatriba sulla correttezza dell’assegnazione del primo premio perché oltre a non interessarmi non l’ho nemmeno seguita e quindi rischierei di dire cose insensate. E non credo che siano necessari ulteriori apporti in questo senso. A bocce che si sperano ferme al momento dell’uscita di queste righe, vorrei però sottolineare cosa più mi ha inquietato. Al di là di quello che il mio gusto e la mia coscienza potrebbero suggerirmi relativamente a quello che potremmo definire stile National Geographic, mi dà un’enorme tristezza constatare come all’ombra del mito si coaguli una base di personaggi che affermano di interessarsi alla fotografia. In centinaia di post scritti da parte di questi soggetti mi è capito di leggere quasi esclusivamente di ripicche personali da bar di periferia malfamata, di discussioni interminabili su pseudo questioni dogmatico-religioso-fotografiche, sull’etica dell’analogico contrapposta a quella del digitale e così via.
Ma praticamente nessuno ha azzardato analisi sul contenuto delle immagini, sul loro significato, sul perché fossero state scattate e simili. Che l’assenza di una formazione in questo senso non sia necessariamente un demerito dei soggetti in questione sono certo disposto ad ammetterlo. Il panorama prospettato dalle cosiddette riviste di settore è sempre stato ben lontano dall’offrire spunti di riflessione differenti puramente tecnologici. Sappiamo bene come la fotografia invece che uno strumento d’espressione sia per la maggioranza un territorio di caccia per tecnomaniaci soddisfatti, in genere, dal solo atto di possesso (compensatorio?) dell’ultimo gadget fotografico. Però, se proprio dobbiamo assistere a sterili speculazioni sulla tecnica, che almeno non si facciano affermazioni insostenibili e tecnicamente infondate, contribuendo ad affossare ancor più una sottocultura fotografica già barcollante per conto suo.
In una visione oscurantista mi verrebbe spontaneo pronunciare un anatema nei confronti di quella rete incapace di controllare le devianze permettendo spesso a chi alza di più la voce di imporre verità infondate. E finché parliamo di sciocchezze come la fotografia, ancora non è grave.

Sandro Iovine

n.186 - ottobre 2007





Dall'alto:

La pagina del blog del concorso del National Geographic dedicata ai Paesaggi. Lo screenshot è stato realizzato il giorno 1 ottobre e riporta ancora come vincitrice una foto che è poi stata in un secondo momento esclusa dalle premiazioni.

La pagina del blog del concorso del National Geographic dedicata ai Reportage.

A puro titolo di esempio ecco uno degli onanistici e tecnicamente infondati commenti presenti sul blog: innanzitutto a definire le qualità di grandangolare o teleobiettivo non è il limite dei 50mm, ma la lunghezza focale in rapporto al formato utilizzato. Un 50mm è un normale nel formato fotografico 24x36, ma è un grandangolare nel formato 6x6cm e un medio tele nel formato APS. La discriminante che definisce un'ottica come normale (e in conseguenza i grandangolari e tele per quello stesso formato) è la corrispondenza approssimata della lunghezza focale espressa, secondo la convenzione attuale, in millimetri rispetto alla diagonale del formato utilizzato espressa anch'essa in millimetri. In secondo luogo quanto al fatto che il servizio premiato sia stato realizzato tutto senza utilizzare teleobiettivi basta osservare le immagini che compongono il servizio per rendersi conto che non è vero. Drammaticamente l'estensore del commento potrebbe aver confuso il concetto di teleobiettivo con quello di zoom ossia obiettivo a focale variabile. Cosa che, evidentemente, non toglie nulla all'infondatezza tecnica dell'affernazione.

Una delle immagini di Silvano Chiappin realizzata palesemente con una focale tele moderata, come denunciano sia lo schiacciamento prospettico apparente sia la ridotta profondità di campo.




9 commenti:

Unknown ha detto...

Non vorrei risultare sentenzioso, ma quando vedo tutti quei fiumi di parole, polemiche e discussioni, mi scappa proprio la voglia di leggere e mi viene invece quella di mandare direttamente a quel paese i perditempo. Va bene è una scelta personale e non infierisco, passerei dalla parte del torto, ma qualcosa mi esce spontaneo, abbiate pazienza.
Questa che Sandro ha citato mi ricorda una discussione, una delle prime che seguii molto tempo fa su di un forum di fotografia, dove si parlava di paesaggio. I mostri sacri del forum, quelli che dettavano le leggi del "tu mi piaci e puoi dire, tu no", affermavano che il paesaggio si fa con certi obiettivi e non con altri, con certi diaframmi ed altri no, insomma un'accozzaglia di discorsi-spazzatura, da bar di periferia, come dice Sandro.
Ebbi la malaugurata idea d'intervenire, postando una mia foto di paesaggio, giusto per avere un riscontro visivo. Non solo, mi toccò la malsana avventura di affermare che la foto era stata scattata a tutta apertura con un 50/1.8...
Non oso riportare i commenti dei mostri sacri, i quali per primi intervennero lapidariamente pontificando che il paesaggio non si scatta a f/1.8 - e gli altri dietro - insomma, si perse gran tempo a disquisire su dati inutili, arrivando sino agli insulti. Nessuno poi si premurò di considerare che la foto era stata scattata in ombra, nel sottobosco, con 1 secondo di posa e ghiera dell'obiettivo sull'iperfocale...
aiuto, che paroloni, ma sei un tecnicista, chi ti credi di essere!
Bene, fu la prima ed ultima volta che partecipai ad una discussione in rete e da allora mi sono riproposto non cadere mai più in trappola. E non è certo per rimanere al di sopra delle parti, è proprio che non ne vale la pena. Possibile che non si possa gustare ognuno la propria traccia espressiva senza perdersi dietro alle caratteristiche degli strumenti? Quando osservo una foto ciò che m'interessa è scoprire il messaggio, se e cosa l'autore vuole comunicare. E chissenefrega se ha usato un obiettivo da mille o da cento euro, se la foto non racconta non racconta. Punto. Una foto ricordo ha valore massimo per chi ne ha un coinvolgimento emotivo, per gli estranei è solo un'istantanea, non c'è bisogno di perderci tanto e prezioso tempo.
Con questo non voglio urtare l'altrui suscettibilità, ma succede abbastanza spesso che, invece di osservare le parole nel loro significato dato dal contesto in cui ci si esprime, ci siano persone che si sentono bersagliate da chissà quale arma letale, per cui si degenera in fretta. Oltretutto il messaggio va letto tutto, se no se ne perde il significato nella sua completezza.
Ecco come nasce una rete piena di sciocchezze.

Anonimo ha detto...

Un mese fa circa avrei voluto intervenire con questo commento, ma poi non ho avuto il coraggio di farlo e pensavo di mandarlo alla Rivista o in forma privata, ma non ho avuto il coraggio nemmeno di fare questo, però a questo punto glielo devo. Glielo invio come l'avevo pensato senza fare cambiamenti, però nel suo intervento ha dato voce ai miei pensieri. Grazie

Buongiorno a tutti, mi chiamo Ruggero e non sono un fotografo, né un artista, né un critico mio padre però non è mai uscito di casa senza la sua macchina fotografica e un po’ mi ha attaccato questa malattia, che spero di lasciare in eredità a mio figlio (4 anni) già munito di piccola fotocamera digitale e che riassumo nella passione del guardarsi intorno. Leggo, anzi leggevo, altri blog di fotografia per tenermi aggiornato su mostre, libri e tendenze… non avrei mai pensato di partecipare, ma questa settimana ho vissuto il risveglio della mia coscienza e dal momento che ne è responsabile il Sig. Iovine, per me il Direttore, lo condivido con voi, poi tornerò in silenzio a limitarmi a leggervi. Dunque lontano da voi si sta consumando un “crimine fotografico” il National Geographic ha tempo fa indetto un concorso con varie sezioni e da qualche giorno ha esposto le foto vincenti aprendo relativi blog di commento. Cosa vi aspettate di trovare pubblicate sul sito del NG? Immagini emozionanti, ben realizzate, con qualche idea, selezionate per la forza dei loro contenuti? No, dimenticate tutto questo, è un trionfo della banalità, ma più grave delle immagini sono le discussioni nate intorno ad esse, al massimo se ne commenta la tecnica, si discute se una foto è taroccata o meno, se è digitale o analogica, e che ottica è stata usata, si complimentano con un’ autrice per il bel viaggio fatto. Poi un commentatore ha invitato tutti a visitare il suo blog, io lo conoscevo già grazie alla rivista, ma solo nel confronto ho notato la profonda differenza. Vengo qui e si parla di linguaggio, di scopo, di mostre e di educazione alle immagini, spunti di riflessione che non riguardano solo la fotografia e così ci ho provato anche io a smuovere il blog del NG, ma non mi ascoltano e si perdono il meglio di questo universo delle immagini in discussioni sterili e dannose per la fotografia stessa. Secondo me le cose più gravi stanno accadendo nella sezione dedicata al Reportage, sul paesaggio ormai sono arrivati all’assunto che una foto in digitale è una foto “finta” e nelle altre non si può nemmeno parlare di fotografia. Tutto questo solo per dirvi che credo che questo sia rimasto l’unico blog che ancora si occupa di immagini, non mollate per favore.

Ruggero Giannella

Anonimo ha detto...

So di dire un'enorme banalità affermando che "la rete" è fatta di persone, come noi, le stesse che incontriamo per strada, nei circoli fotografici, al bar, dappertutto. Le persone, si sa, hanno opinioni e caratteri molto diversi.
Da quando si è diffusa la comunicazione via rete, almeno 10 anni fa (se non di più), nuove tipologie di gruppi si sono formate. I circoli fotografici hanno cominciato a stare stretti, nascevano discussioni e collaborazioni dai newsgroup (chi ricorda, per esempio, i primi tempi di IAF - it.arti.fotografia?).
Continuo con le mie banalità "scoprendo l'acqua calda" nelle discussioni di molti circoli. Allora si disprezzava la grossolanità del "nuovo" digitale che avanzava, ora si disprezza la "scomodità" delle lavorazioni chimiche... Si parlava di linee per millimetro e ora si parla di megapixel. Niente di nuovo, quindi, i circoli sono fatti da persone, non da "mostri sacri" o da "niubbi", da fotografi, da tecnocrati, da spocchiosi intellettuali, da volonterosi, da parassiti. La grande qualità della rete, in ogni caso, è la democrazia. In un gruppo ci può essere chi grida più forte o non cede mai la parola o cambia le carte in tavola, rendendo impossibile, di fatto, un'equa comunicazione; qui le parole restano scolpite per sempre, ponderate o sbottate che siano.
Personalmente in anni di assidua frequenza dei più disparati luoghi cyberspaziali ho incontrato persone meravigliose ed emeriti imbecilli, concretizzato progetti molto seri e perso ore e ore del mio tempo... ma se ci penso è esattamente ciò che mi succede quotidianamente nella vita reale.
Non stupirti, Sandro, delle sciocchezze che leggi e leggerai ancora da tantissime parti, anzi, dovresti esserne fiero di poter dire: "Sul mio Blog si parla solo di fotografia... seriamente".... e speriamo che continui così ... d'altro canto, il tuo blog è fatto di persone.

Ezio Turus

Anonimo ha detto...

Sono andato a leggermi il blog che indicava Sandro e devo dire che è allucinante. Lasciando perdere l'incompetenza dei commenti che è smisurata, la cosa che fa più effetto è come la maggior parte dei partecipanti utilizzi il blog per sfogarsi senza quasi mai argomentare alcunchè. E' un po' come al Processo del Lunedì, dove tutti si insultano e vince che grida più forte. Devo dire però che non me ne stupisco affatto; ho avuto recentemente modo di avvicinarmi ad una associazione culturale fotografica che ha per statuto la missione di divulgare e promuovere la fotografia, soprattutto di paesaggio, e che è composta non solo da fotoamatori, ma anche da alcuni professionisti, ebbene nonostante le premesse tanto edificanti, i toni delle riunioni ed i comportamenti dei soci e consiglieri non erano meno volgari di quelli che permeano il blog di NG, e anche lì l'incompetenza e la prepotenza la facevano da padrone, in mezzo a tante supposte buone intenzioni.
Mi astengo da citarne il nome, anche se Sandro Iovine sa perfettamente di chi sto parlando, perfidamente dico solo che stanno in provincia di Varese.
La cosa triste è che la fatografia, invece di essere utilizzata come strumento d'espressione e ricerca creativa, spesso sia solo un mezzo per litigare ed offendere il prossimo.

Anonimo ha detto...

"Di sicuro, ci sarà sempre chi guarderà solo la tecnica e si chiederà 'come', mentre altri di natura più curiosa si chiederanno 'perché' ".
(Man Ray)

Fabrizio

drmauro ha detto...

bah mi sembra che di teste calde ce ne siano in tutta la rete e nella vita, è inutile far finta di cadere dal pero... solo che nella realtà è più difficile catalizzarne l'attenzione in un unico posto. E' il problema di tutte le società umane, c'è sempre quello che la spara più grossa e più ad alta voce. E non è classificandoli come tecnomaniaci che si può inquadrarli, alla stessa stregua c'è un uguale folto gruppo di possessori di splendidi dinosauri fotografici che 'schifano' il progresso fotografico, in nome della marca blasonata, l'obiettivo zeiss, la pellicola che trova solo a Shangai di importazione. La rete permette a tutti di parlare, aprire blog, pubblicizzarsi, a volte senza forse il dovuto filtro: è quello che fanno tutti, nessuno escluso, sperando di lasciare una traccia, di diventare qualcuno per la piccola schiera di lettori che ti hanno salvato nel proprio 'reader', tutto qui.
Altro punto: National Geographic Italia è un po' differente dalla versione originale, chi ha seguito a diatriba, l'ha capito come l'ho capito io. A prescindere da tutto, hanno fatto una gran figuraccia.
La cosa interessante, è che funziona come per il grande fratello o giù di lì: nessuno segue mai, ma poi tutti sanno...

Anonimo ha detto...

Signori miei, mi sono letto i Vostri illstri commenti e sono esterefatto. Qualcuna delle loro Signorie spiega per quale motivo dovremmo farci assalire dal buonismo? Perché dovremmo accettare quello che è sbagliato? Solo perché il mondo va così? In fondo la rete non è che lo specchio del mondo, quindi perché stupirsi? Qui non dobbiamo stupirci dobbiamo agghiacciare per la stupidità (si può dire stupidità in questo forum o è giusta causa di cancellazione?) umana. E pure per l'ìignoranza che dipinge di religiosamente onniscente uno strumento che non si conosce. Signori sveglia siamo in Italia, un paesae con una penetrazione dello strumento internt ridicola, dove la gente da valore a quel dice la televisione, dove si crede in cià c he non si capisce, si va dietro a una marionetta che spara c., ops volevo dire fesserie sul suo blog scambianodo il palcoscenico da avanspettacolo per una tribuna oratoria da cui sparare solo banalità del più basso qualunquismo. Non è vero che discussioni inutili come quelle sul NG sono solo noiose o fanno scappare la voglia di leggere come ha scritto qualcuno: Signori sveglia!!! Sono cose pericolose, rimbecilliscono tutti e creano falsi punti di riferimento amplificati dalla diffusione malata che lo strumento sul quale sono veicolate permette. Internet non è libertà di espressione è libertà di suicidio intellettuale vissuta in questo modo. La censura dovrebbe essere riservata a questi idioti che scrivono imbecillità su NG non a me che chiamo le cose con il loro nome caro Iovine.
SpEer

Anonimo ha detto...

La censura dovrebbe essere riservata a questi idioti che scrivono imbecillità su NG non a me che chiamo le cose con il loro nome caro Iovine.
SpEer


Carissimo SpeEr (ma ce l'avrai un nome e cognome come tutti?),
La censura è sempre antipatica. E' violenza alla libertà quando va a ledere la possibilità di esprimere la proprie opinioni, ma diventa necessaria, quando "il nome delle cose" espresse è palesemente offensivo. E' uso del padrone di casa moderare i toni degli ospiti quando questi, urlando senza ritegno, disturbano e offendono i vicini di appartamento.
Rileggendo i tuoi passati post riconoscerai la legittimità della preoccupazione del "padrone di casa Iovine".
Premesso questo devo dire che hai ragione su molti fronti: sul fatto del "popolo bue" trascinato dal tubo catodico, sulla poca penetrazione di internet, sull'ignoranza imperante delle masse, eccetera.
Credo sia anche l'opinione di Sandro Iovine, che cura da anni l'educazione alla lettura delle immagini e che segue da vicino i fotografi, famosi e (soprattutto) non, per meglio capire il fondamentale ruolo della comunicazione, non solo visiva, nella nostra epoca.
I "fortunati" pionieri italiani della rete, tra i quali ogni tanto mi ci includo, sanno benissimo come si comunica, cosa dire e cosa non dire, come concretizzare progetti e amicizie sincere.
Proprio ieri, prima di ripartire da Roma, ospite a Fotoleggendo, tiravo le somme con l'amico e direttore artistico, ricordando i tanti anni in cui, grazie proprio alla rete, abbiamo iniziato a tessere profiqui rapporti. Durante questo tempo la rete si è molto evoluta e, a dispetto di quanto possa apparire, da tante parti (vedi questo blog) permette continui scambi di cultura, ad ogni livello.
Come già detto nel mio post precedente, la rete è democratica ... casomai le persone non lo sono.
Non saprei proprio come portare avanti la mia attività senza questo mezzo.
Ricordo un tempo che anche la televisione, almeno a me, sembrava democratica... ma era solo in bianco e nero e, alzandosi dalla sedia, si poteva, tramite un interruttore, cambiare canale dal primo al secondo.
Se il vil denaro ha distrutto la cultura in televisione, penso siamo ancora in tempo, ognuno di noi personalmente, a tenerla viva qui in rete... anche solo evitando di ispirarci ai poco educativi esempi di "comunicazione" che vediamo nelle attuali trasmissioni televisive.

Ezio Turus

Anonimo ha detto...

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