sabato 15 dicembre 2007

L'estasi del 2000


Cinque o seicento anni fa, scrive Clara Jeffery presentando Game Boys su Mother Jones, queste espressioni le avremmo potute trovare in un quadro di Raffaello o di Guido Reni. In effetti decontestualizzando le immagini, dimenticando quindi che si tratta di adolescenti intenti a prendere decisioni di gioco di fronte ad un terminale di computer, l’aspetto estatico e adorante si potrebbe ben ritrovare in gran parte della iconografia occidentale a sfondo religioso. Ci sono indubbiamente margini di riflessione in questo lavoro di Shauna Frischkorn, professore associato presso la Pennsylvania's Millersville University. A livello puramente iconografico si potrebbe notare come l’atteggiamento estatico, sotteso dall’epifania del Divino, venga assegnato all’applicazione nei confronti della risoluzione di un videogioco. Considerazione che trasferita su un piano sociologico potrebbe interpretarsi come la fenomenologia di una sostituzione di valori traslati da un livello mistico ad uno estremamente materiale.

La prima e più scontata associazione di idee che può nascere sotto il profilo puramente iconografico è la sostituzione di valori sottesa dall’atteggiamento estatico dei soggetti. Quasi a suggerire un trasferimento di valori in cui il ruolo di riferimento e guida assunto dalla religione, sia stato sostituito dall’applicazione indefessa all’esecuzione di un videogioco. Piuttosto interessante in chiave politica. Se infatti, in una lettura di questo tipo, alla religione e al suo apparato temporale si assegna un ruolo di ascesi spirituale per mezzo del quale viene esercitato il controllo sulla massa, analoga funzione potrebbe attribuirsi all’interno di un logica consumistica al ruolo dei videogames.

Il messaggio iconografico della pittura occidentale suggerisce per mezzo della rappresentazione estatica la funzione di elevazione dell’uomo attraverso la religione, simbolizzata nell’evento che suscita l’estasi. Nelle immagini della Frischkorn, invece è l’intensa applicazione al gioco il motore che suscita il rapimento mistico. Ma nello stesso tempo astrae il soggetto dalla sua realtà, lo catalizza, lo rapisce e lo rende disponibile in prospettiva alla manipolazione di pensiero finalizzata all’utilizzo economico o semplicemente ne fa uno strumento politicamente controllabile. Attraverso l’associazione iconografica è come se la Frischkorn volesse suggerirci il sorgere di una nuova religione, in grado di produrre altrettanta estasi di quanta non fossero capace di raggiungere i grandi mistici, ma con un’economia di scala assai più generosa. A volte è proprio vero che basta guardarsi intorno con attenzione per scoprire l’evidenza dei meccanismi di condizionamento che ci avvolgono quotidianamente con fattezze tutto sommato amichevoli.




Dall'alto:

C.J. Playing Enter the Matrix. © Shauna Frischkorn.

Brandon Playing Halo. © Shauna Frischkorn.

Todd Playing Test Drive. © Shauna Frischkorn.




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16 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi riconosco molto in queste immagini. Non come fotografo, ma come (ex) giocatore-assimilatore di realtà virtuale al quale anni fa ero solito immergermi.
Se ripenso al mio stile "fotografico" degli anni 80, in cui i primi vagiti di videogames tridimensionali e di realtà virtuale facevano da pretesto per ricerche fotografiche "oltre la finestra della realtà", ritrovo con nostalgia le ore passate mentalmente in dimensioni parallele alla quotidianità. Ricordo anche le scariche adrenaliniche dopo ore di Doom e Quake, con il pc collegato allo stereo e le luci soffuse. Non mi meraviglio quindi dell'espressione estatica di questi soggetti, visto che la mia non dev'essere stata molto diversa.
Mi viene alla mente però un'altra espressione, del mio compianto papà, quando stanco si spalmava sul divano davanti alla TV e si addormentava con la bocca aperta, quasi a sottolineare la passività con cui ingurgitava ore di pubblicità e di programmi di bassissimo livello.
Non ricordo alcun quadro di Raffaello che ritraesse la passività mediatica in quel modo. Forse un segno che l'estasi può avere un'evoluzione (discutibile o meno) ma la passività è un puro frutto dei nostri tempi?
Saluti

ezio turus

http://ezioturus.altervista.org/

Anonimo ha detto...

Non mi sorprendono più di tanto le espressioni "rapite" dei ragazzi...Certo, è di diversa origine un'estasi mistica da una forte concentrazione sui video games, ma una capacità attentiva di quel genere la può suscitare qualsiasi cosa attragga l'interesse, dalla fiaba raccontata al bambino all'azione sportiva seguita da un adulto alla televisione. Se un argomento interessa intensamente, l'espressione del viso è quella!Più o meno.
gabri

:: haku :: ha detto...

la spiritualità appiattita sulla virtualità?
interessantissimo anche perché rappresenta un concetto aleggiante intorno a noi. lo stesso forse che porta alla confusione tra realtà e rappresentazione a cui si è accennato in altre pagine di questo blog.
dal punto di vista prettamente soggettivo l'ascesi aveva un obiettivo altro, di superamento dei limiti corporei e psichici dell'umano in virtù dell'esercizio e dell'affidarsi ad un'entità pervadente seppur distante. ma la virtualità? non c'è un confronto né un obiettivo se non contingente e autoreferenziale, credo...
eppure il sospetto che dietro queste estasi, che solo distrattamente sembrano rimbambimenti da videogames, si nasconda un concezione del mondo dominata da un grande senso di impotenza che la virtualità annulla almeno apparentemente... il sospetto è forte e forse fondato.
se questo è vero, se questa concezione più o meno consapevole c'è, si aprono visioni abissali sulla considerazione della vita e del sé, su un umano che naufraga nel cosmo senza altra possibilità di reggere questa sorta di incompleta consapevolezza, che "distrarsi" esercitando nell'unico mondo soddisfacente il proprio desiderio di onnipotenza e la propria abilità appagante.

sistemi sicuri per delle Uscite dal mondo... sicuri, senza rischio... poiché a gioco finito si rientra e con l'adrenalina alta per l'eccitazione, l'illusione, la stimolazione neuronale con un residuo utile di sensazione di "potenza"... le vere Uscite dal mondo quelle di cui parla Elémire Zolla nei suoi testi, sono ben altro... e da quelle non si torna indietro se non molto cambiati... oggi preferiamo l'illusione al vero cambiamento, forse a causa delle nostre eccessive dipendenze da questo mondo. e lo accettiamo perché non sappiamo che la bellezza del mondo è tale perché la riflettono i miei occhi di uomo morente [Akutagawa Ryūnosuke]... preferiamo rifletterci noi in un monitor, credendo di farcene illuminare...
ma se diventiamo coscienti di tutto questo forse l'esercizio del virtuale potrebbe rivelarsi utile ad un uomo futuro, molto avveniristico, che riaccosti al virtuale una riconquista della corporeità e della psiche per arrivare molto oltre l'uomo di oggi...
sarebbe bello. queste foto ci permettono di riflette sul primo passo che potrebbe portarci all'autodissolvimento o a questo straordinario potenziamento dell'uomo prossimo.

Anonimo ha detto...

"qualsiasi cosa attragga l'interesse, dalla fiaba raccontata al bambino all'azione sportiva seguita da un adulto alla televisione. Se un argomento interessa intensamente, l'espressione del viso è quella!"

mah..secondo me invece quel tipo di espressione l'assume chi riceve informazioni in modo "passivo", non elaborandole e non criticandole. magari produce un azione minima (cambiare canale o schiacciare due tasti sulla console), ma il cervello riceve e basta e fa passare i messaggi di altri.
ora, finchè è un bambino che ascolta la storia raccontata da un adulto ci puo anche stare, ma c'è una bella differenza se parliamo di persone piu o meno adulte.
quando una persona è interessata e interagisce attivamente, non ha certo quella faccia .chiaro che i soggetti di quelle foto non sorprendono ( li vediamo tuttti i giorni ), però così decontestualizzati possono far pensare.


bye

Anonimo ha detto...

Trovo davvero inquietanti le implicazioni messe in gioco in quest’ultimo post, e soprattutto le conclusioni suggerite, in cui una mente esposta e completamente abbandonata può divenire facile preda di qualsiasi intervento esterno, di qualsiasi manipolazione. Turus parla della pericolosità stordente della passività televisiva nei cui confronti l’uomo diviene contenitore per messaggi e promozioni e in qualche modo rivaluta l’immergersi in una realtà virtuale in cui l’uomo non è solo spettatore, ma attore… eppure guardando quei volti io non mi sento affatto rassicurata.

L’estasi nella tradizione umana racconta un’esperienza dalla forte connotazione positiva, il momento più alto del piacere, in cui lo spirito abbandona i suoi legami corporali e “uscendo da sé” si eleva al sublime, alla visione universale gettando le basi per una conoscenza più profonda del reale, del ritorno al mondo.
L’estasi nella storia dell’uomo sia laica che religiosa è uno sguardo verso l’infinito che non lascia svuotata la mente, ma piena di Dio (Platone), della Verità (Bruno), dell’Anima del mondo (Plotino), narra la nostra più profonda esigenza di superare una visione fenomenica e immediata per immergerci nella totalità e nella atemporalità.

Ma se questa straordinaria esperienza non avviene attraverso la ricerca del “divino”, e può essere indotta da un semplice e assai contingente videogame che catturando la sfera sentimentale di uno spirito troppo fragile si spoglia del suo essere un’esperienza unica, divenendo passeggera ed effimera e soprattutto potenzialmente ripetibile un’infinità di volte, per un’infinità di soggetti, rischia di rappresentare un potere mistificatore impugnabile da chiunque, veicolando messaggi reali da, diciamo così, altre dimensioni.

Mi domando che può accadere quando il gioco virtuale abbatte le barriere dell’individuo e altera la coscienza, toccando un livello di trascendenza in cui l’uomo non è più padrone di sé. Platone definiva l’estasi come una trasformazione dell'intelligenza operata da Dio nell'uomo… certo, ma se non fosse Dio a operare tale trasformazione?

Anonimo ha detto...

Platone definiva l’estasi come una trasformazione dell'intelligenza operata da Dio nell'uomo… certo, ma se non fosse Dio a operare tale trasformazione?

Visto che la presenza di "dio" (di qualunque religione) è tutta da dimostrare, pure da Platone, anche l'intelligenza trasformata da una "fede", alla fine è una manipolazione avvenuta dopo che una fattore esterno ha suscitato nell'individuo particolari pensieri.
Potremmo dire che "la fede" estende la percezione del mondo che ci circonda (così più o meno ce la raccontano i vari emissari delle varie religioni). Anche la realtà virtuale di una simulazione digitale estende la percezione del mondo che ci circonda; quello che la nostra mente fa è reagire a nuovi stimoli che nulla hanno di diverso dagli stimoli ricevuti nella realtà quotidiana.
Se lo sguardo di questi soggetti è simile allo sguardo estasiato riprodotto dai pittori rinascimentali posso pensare che in ambedue i casi vi sia una manipolazione esterna dell'intelligenza. Non mi azzarderei ora a ricercare quale sia negativa e quale positiva (semprechè ce ne sia).
Ciao

Ezio Turus

Anonimo ha detto...

Posso condividere la conclusione secondo cui entrambe le esperienze, l’estasi mistica e quella virtuale, siano passibili di condizionamento e manipolazioni e quindi intrinsecamente pericolose per la razionalità umana e la sua capacità di autodeterminazione, ma è sulle premesse su cui si fondano i due momenti che prendo le distanze.
Nel mio precedente intervento mi domandavo perché qualcuno dovrebbe desiderare “distrarsi da sé” per perdersi in un gioco, mentre so che i mistici di ogni fede come sottolinei, ma anche in sfere assolutamente laiche (vedi Bruno), in modo più o meno volontario, aspiravano a sfiorare l’infinito, inseguendo l’acme delle possibilità umane nella tensione al trascendente.
In questa dichiarazione d’intenti le due esperienze non sono più paragonabili, abbiamo ammesso che hanno lo stesso effetto estraniante sulla mente, e anche quando accettiamo che le visioni dei mistici possano essere riprodotte nelle loro manifestazioni esteriori (droghe, viaggi virtuali…), esiste ancora uno scarto a mio avviso tra i due mondi: uno è alla ricerca della Verità ultima, non sta a me stabilire che esista o meno e nemmeno entro nel merito se abbia senso cercarla, ma si tratta di una cerca insopprimibile. L’altro accetta di naufragare in una finzione conclamata e riconosciuta come tale dove la realtà viene svilita alla ricerca di emozioni più forti, più vere del vero, un mondo in cui l’uomo è tolto dal quotidiano concreto dove si gioca il suo tempo e la sua storia, una fuga dal reale dove non scorgo arricchimento né spirituale, né materiale, ma solo stordimento

Anonimo ha detto...

Premetto che non sono riuscito a vedere queste immagini piu' chiaramente che qui. E aggiungo che a me sembrano non fotografie, ma costruzioni grafiche, pitture al pc. Sono troppo lisci e politi, e puliti questi volti, non mi convince questa ripresa dal basso, con lo sfondo buio: ma dove si e' messo il sedicente fotografo, sotto il monitor, pronto a scattare? e perche' guardano in alto, quando il monitor dovrebbe essere ad altezza d'occhi?
Ma andiamo a cose piu' serie : le immagini vengono presentate gia' con una interpretazione plagiante : l'estasi virtuale, cosi' da provocare la stura al vaso di pandora di tutte le elucubrazioni cervellotiche che uomo o donna possa immaginare.
Ma e' mai possibile che se uno ci dice che una cacca di cane e' una cena prelibata dobbiamo a tutti i costi partire dal suo presupposto coprofago e arrovellarci sopra? Non abbiamo testa per ragionare da noi?
Lo so che i ragazzi rimbecilliscono davanti i videogames, ma io al solito vorrei dati statistici, scientifici, per giudicare : quelli dediti a questi games, poi nella vita riescono? negli studi, nella vita di relazione, sul lavoro ecc? solo da studi precisi e verticali, cioe' condotti nel tempo, si puo' ricavare la sentenza se la pratica della presunta estasi virtuale sia deleteria umanamente e socialmente o meno. A me non interessa, ognuno badi ai propri figli.
Ma a proposito di presunta estasi , guardate :
quando in sala operatoria c'e' una frattura di osso in piu' frammenti, non sempre la radiografia preoperatoria ce ne mostra la dislocazione precisa; allora ci sono momenti e occasioni in cui infiliamo il dito nella ferita e cerchiamo di percepire la presenza dei frammenti, la loro appartenenza al resto dell'osso, e pensiamo a stabilizzarli uno ad uno. Nel momento in cui si fa questo, lo sguardo se ne va in alto, sul muro di fronte, o sulla scialitica, o sul ferrista, ma si vede solo con le dita che devono supplire all'occhio; e possibilmente la lingua si mette in mezzo ai denti, o va a leccarsi il baffo e a toccare la punta del naso,o si corruga la fronte. tutti segni di concentrazione, e magari di soddisfazione , quando si arriva a capire come aggiustare il tutto fracassato che abbiamo sotto le mani. e se in quel minuto un fotografo ci abbassasse la mascherina e ci scattasse una foto, verremmo con la faccia da ebeti deficienti. Allora diciamo che l'atto operatorio ci rende estatici, figli di Mengele, cioe' sadici, oppure imbecilli?
Anche quando si segue un'azione sottoporta che si riconosce essere il preludio di un bel gesto atletico e di uno spettacolare gol, per una frazione di secondo, si ha la faccia come quella di un bambino che trova una montagna di pacchiepacchetti sotto l'albero.
Quindi andiamoci piano col dare definizioni avventate.
E poi questo discorso sull'estasi mistica versus quella da banale videogioco : non confondiamo sqcro e profano, quel paragone con l'estasi dipinta dell'arte classica o quella dei monaci beh sono cavolate scritte per dare risalto a queste stupide immagini di ragazzi intenti ai fatti loro. Non e' cosi' che si fa fotografia sociale.
Allora vado a fotografare un maestro zen mentre e' in meditazione, gli faccio uno sfondo buio, e vengo a dire che ho dimostrato che la religione e' l'oppio dei popoli, e faccio arte e filosofia, e vengo valutato per fotografo impegnato.
Ma fatemi il piacere.
Ritengo utili i ragionamentii sul rischio che i nuovi costumi relativi all'uso "liberatorio" del virtuale, come insoddisfazione della societa' familiare e civile, e come fuga da se', comportano per le menti piu' giovani. Ma quella e' sociologia, che puo' benissimo essere veicolata dalla fotografia, ma non da queste inutili immagini.
buon Natale a voi e carbone al professorino fotografo dei miei stivali

Anonimo ha detto...

... infatti non sono estasi, sono (o simulano) stati di concentrazione un poco superiore alla media... forse è sintomatico che non sappiamo distinguere tra concentrazione ed estasi.
a prescindere dall' utilizzo improprio di un termine, credo sia verificabile con dati scientifici la diffusione, per fare un esempio, della sindrome da deficit di attenzione, non dissociata mi pare dall'overdose da video(giochi e non). credo anche che chiunque abbia occasione di insegnare una qualunque materia si possa rendere conto in prima persona di quanto sia diminuita la capacità di mantenere l'attenzione su un argomento (anche un argomento cui i presenti siano interessati), per non parlare della concentrazione, e per non addentrarsi nella sollecitazione o nell'invito al ragionamento autonomo...
si prepara il vuoto da riempire con pareti-schermo da cui chi guarda viene guardato... ecc ecc...

Anonimo ha detto...

Perbacco, che bella foto verbale ha scattato Oratore in sala operatoria!! Non avevo
realizzato l'idea che un chirurgo potesse intervenire su una frattura multipla e magari scomposta, aiutandosi solo con gli occhi della mente e la punta delle dita... contando sull'esperienza spero ;-) !Lo sguardo vagolante in sala, guarda intorno ma non vede.. Bravo oratore! Bellissima foto. Mi sembra di ricordare da un post precedente che non scatta più tanto sovente, ma deve essere molto in gamba.(Altra foto verbale bella: accarezza le macchine-bambine che colleziona!Mio marito colleziona francobolli ma non li devo toccare,li scompiglio)
Così, seguendo i suggerimenti di Iovine ( editoriale-post-ricerca personale), ho cercato le altre foto dell stesso gruppo, sono 11.E altre di Todd Deutsch e di Toledano, meno belle. Premetto, a me piace fare click sulle persone, in modo particolare sui visi espressivi, attenta anche ai linguaggi del corpo. Ebbene, devo ammettere che mi sono piaciute quelle di Frischkorn, ognuna con espressione particolare che esprime stato d'animo, tensione, concentrazione, adrenalina alle stelle...(scattate al buio e illuminate dallo schermo). Come faccio a saperlo? Confesso: anch'io come Ezio Turus ho giocato molto con mio figlio, marito, amici del figlio, con la playstation e altro.Per dire, non sono rimbecillita, almeno non allora,i ragazzi sono diventati grandi,lavoratori, sposati, padri responsabili e in gamba. Li ho seguiti,anzi preceduti come dirigente, nel mondo del calcio, quindi li ho avuti sott'occhio a lungo. La playstation e i games non ci hanno distrutti o danneggiati, ci siamo solo divertiti un mondo. Poi è passata.
Lascio riposare l'estasi, non mi sembra un'etichetta adatta a quello che facevamo noi.
Serene Feste a tutti
gabri

Anonimo ha detto...

non e' proprio cosi', non fa cosi' solo chi e' bravo chirurgicamente , e' la prassi :la frattura non si riduce con le dita, prima occorre capire come e' combinata, poi c'e' tutto uno strumentario apposito per la sintesi, e infine l'amplificatore di brillanza, cioe' un apparecchio radiologico che ci guida nella riduzione e nella sintesi, arrostendoci di radiazioni le mani, la tiroide gli occhi e tutto il resto. per questo, per limitare l'irradiazione sul personale e sul paziente, si usa il tatto a sostegno della vista diretta, anche perche' sarebbe facile avere tutto sott'occhio facendo un bello sbrego di ferita chirurgica di 50 cm, ma poi sono cavoli amari.
Il mio giudizio poi nasce dal fatto che non mi piace fotografare volti umani, e' una cosa personale, perche' ho in antipatia quelli che credono di carpire l'anima del ritrattato con un ritratto, come dico sempre, fatto a 2 cm dal naso. Sarebbe bello poter conoscere l'animo di una persona dal suo volto o solo dal suo linguaggio corporeo, si' anche quello e' importabte, ma per esperienza personale ho alla fine capito che il prossimo non lo si puo' capire sempre da pochi sguardi, sicche' non mi piacciono i ritratti

Anonimo ha detto...

CARA ANONIMA GABRI,
ho ripensato tutto il giorno al fatto che tu ricordi cose da me scritte tanto tempo addietro, e sopratutto che non fotografo quasi piu'. Mi permtto di invadere con fatti personali questo spazio pubblico, ma visto che i commenti dopo un primo accendersi si rarefanno, tanto vale scantonare ogni tanto, sicuri del perdono di Sandro. Ho riflettuto su quella mia frase, in effetti io ho sempre fotografato non per documentare o ricordare, ma per esprimere simbolicamente qualche cosa che volevo comunicare, a chi non so, ma per concretizzare in immagine materiale un'immgine della mente.
Ecco ora io ne ho viste e fatte tante di cose,e a questo punto non sono piu' certo di cosa sia giusto e cosa no, dove stia il bene e dove il male, perche' tutto e' confuso al giorno d'oggi e tutto, anche se riferentesi a concetti prima ritenuti certi e solidi, si liquefa in distinguo, in nuances, in toni accesi o sbiaditi ma che accecano, confondono appunto.
certi valori creduti al di sopra di ogni sospetto alla luce di certe considerazioni vacillano, l'oggi e' l'impero del transeunte, del futile innalzato in excelsis, le deroghe sono all'ordine del giorno.
Uno crede di seguire coraggiosamente una strada e poi si accorge che forse era meglio derogare, concedersi degli slittamenti, spostamenti del punto di vista, per ottenere risultati migliori.
non lo so dire meglio. ma comunque non sento la spinta a concretizzare piu' niente in immagine, quindi fotografare sarebbe solo creare di volta in volta stereotipi in voga. Concreto e' il feticcio delle camere collezionate, amate perche' usate tante volte.
se leggi dimmi la tua.

Anonimo ha detto...

Tu speri nel perdono di Sandro, io mi auguro di non cadere nel troppo personale. Nel mio percorso professionale ho dovuto addestrare i miei pochi neuroni a ricevere ed archiviare nomi,informazioni, sensazioni, variazioni (allegria..oni oni oni..),tante cose che non si dovevano scrivere ma tenere sempre ben presenti. Li ho addestrati così bene, poveri 4 neuroni superstiti, che continuano a fare il loro lavoro, anche ora che sono in pensione da tempo e le informazioni non mi servono più. Non meravigliarti quindi, è tutto in archivio, anche quello che leggo sul blog!
Vi seguo da tempo,quindi so come la pensa la maggior parte di voi, io come il solito, controcorrente: non voglio comunicare niente a nessuno quando scatto, lo faccio da una vita, e prima fotografava mio papà, da dilettante, ma bene. Da lui ho avuto l'imprinting. Ora mio figlio segue a ruota e anche la quasi nipotina. Scatto per me. Fotografo quello che mi piace, che mi colpisce, che attira la mia attenzione, me stessa, i miei animali..Ora posso ricostruire attraverso il filo conduttore delle foto tutta la mia vita, dai miei nonni in poi. La stessa cosa ho fatto con mio figlio e mio marito. Il valore della fotografia! Ogni foto stampata mi restituisce un attimo del passato, quando, dove, come, perchè, con chi..un profumo, un suono, una musica,una canzone, l'evolversi della moda nel tempo, come eravamo e come siamo...potrei continuare all'infinito ma non voglio annoiarti. La macchina non conta? Ma chi lo dice? Io ne ho tante, anche le polaroid, ho utilizzato le usa e getta, le mie compattine tascabili e analogiche che mi hanno dato un sacco di soddisfazioni. Ora sto lottando con una reflex (sentivo il bisogno di complicarmi la vita e me la sono regalata) ed è una lotta feroce,all'ultimo sangue. Torna a fotografare, oratore, non vorrai deludere Sandro, vero?
Un saluto e buon anno a tutti!
gabri

Anonimo ha detto...

"Ogni foto stampata mi restituisce un attimo del passato, quando, dove, come, perchè, con chi..un profumo, un suono, una musica,una canzone, l'evolversi della moda nel tempo, come eravamo e come siamo...potrei continuare all'infinito ..."
Mi conforta sentirlo dire, in un ambiente che cerca sempre di imporre "il messaggio" come nelle canzoni di anni '60, se non c'era il (presunto) messaggio non vendevano dischi.
Quindi c'e' qualcuno che ha capito che cosa e' la fotografia, ammesso per presunzione enorme che la nostra sia la posizione esatta. Senza tante elucubrazioni astratte.
Grazie swconosciuta anonima, penso che tu non abbia invaso di personale il blog, ma solo detto cose utili.
buon anno nuovo

Anonimo ha detto...

Dubito fortemente che la nostra sia la posizione esatta. E' stata la mia fino a due anni fa perchè ero in altre faccende affaccendata; portato a termine il dovere, dopo un attimo di depressione e sbandamento mi sono trovata tra le mani una digitale regalata dal figlio a dalla nuora, in ansia per me. Quindi ho cominciato un percorso nuovo fatto di riviste fotografiche , di Photoshop 7 su un computer, CS2 sul portatile, istruzioni a destra e a sinistra.. in breve sono andata in tilt. Ho rimesso ordine,mi sono organizzata, ho progettato, ho scattato, ho corretto il mare prima che, sugli sfondi, sommergesse la penisola iberica, approccio soft al PS..ora comincio ad essere soddisfatta (quasi) dei risultati.
Ho provato un concorso, un mini portfolio...rispedito al mittente, neppure dal mio circolo Fiaf le foto sono state prese in considerazione.. ed erano belle, ma si sa, ogni scarrafone è bello a mamma sua! Hanno superato la prova i soliti grandi, ma bravi. Tutto previsto! Mi dedico alle mail-art e quelle non me le possono rispedire. Mi sono servite per mettere a posto le inquadrature, la postproduzione, le correzioni.
Però ho fotografato tutte le esibizioni delle Frecce Tricolori, l'Amerigo Vespucci, le gare di quad-show sulla spiaggia, le gare delle moto, la Milano S.Remo....Mi pare di impegnarmi a suff,e partecipo al blog per imparare, ma cosa non lo so. Scatto per me, ma un mio amico fotografo dice che faccio ancora click...e il marito afferma che tarocco le foto...
Quando, quando sarò brava?
Però una foto non scattata è un ricordo che non c'è! E allora forza gabri!

Anonimo ha detto...

questo blog, non altri dove ci si bisticcia quando non si e' riempiti di complimenti per le proiprie fotoschifezze, questo spazio creato da Iovine e' utile per imparare quanti addentellati sociali culturali emotivi e razionali possa avere la fotografia.
Il danno secondo me arriva invece quando si da' in pasto ad una massa di lettori qualche concetto altamente filosofico che non tutti siano in grado di recepire se non dopo tempi lunghi di studio, confronto e ricerche. Vengo e mi spiego, per esempio propagandare il libretto di Flusser, che dice anche cose vere e intelligenti, alla massa, puo' significare il rischio che un giovane che finora non abbia contemplato la filosofia nel suo far fotografia, assuma il libro come feticcio, come totem, e possa vedere un unico punto di vista come parametro per giudicare tutto. Non sottovaluto i giovani per carita', ma il rischio e' quello. In sostanza non mi piacciono le citazioni auliche che fanno tendenza senza avvertire la necessita' di un approfondimento che deve essere sentito e fatto nell'intimo.
Purtroppo anch'io tante volte ho fatto citazioni presumendo che il livello del discorso coinvolgesse tutti gli ascoltatori, e' il difetto che vorrei sempre evitare, perche' so che io ho letto Platone ma non ho mai letto per es. Oscar Wilde