giovedì 25 novembre 2010

Azioni sentimentali

Azioni sentimentali, gli autoritratti di Debora Barnaba, Valentina Soranna, a sinistra, conduce nell'Aula Magna
del Dipartimento delle Arti Visive dell'Università di Bologna. l'incontro con Debora Barnaba.
Capita a tutti, non è vero? Ma sì, parlo di quelle giornate strane che sembrano nate all'insegna di un denominatore comune che ne unifica le ore facendo in modo che scorrano lungo la giornata con un moto che sembra organizzato dalle divinità dell'Olimpo.
Prendi ad esempio la giornata di mercoledì 24 novembre 2010 del sottoscritto. Ieri mattina in  altre parole. L'impegno previsto era quello di essere per le 11 presso l'Aula Magna del Dipartimento delle Arti Visive dell'Università di Bologna. A fare che? Ad assistere all'incontro organizzato dalla cattedra dei Psicologia dell'Arte con Debora Barnaba. Ma sì Debora Barnaba quella delle foto scandalo, quella delle foto sataniche come qualcuno le ha... sagacemente definite in una pagina di Facebook. Quella dei 115 commenti al post dedicato alla doppia copertina del numero 221 de IL FOTOGRAFO. Ve la ricordate? Beh, quei... depravati del Dipartimento delle Arti Visive dell'Alma Mater Studiorum in combutta con quei... satanisti dell'International Association for Art and Psychology, ignari del giudizio di censura urlato a gran voce da un'ampia parte lettori di questo blog, hanno deciso di dedicarle un incontro-lezione per parlare con l'autrice del suo approccio all'immagine del corpo.
L'introduzione del professor Stefano Ferrari,
titolare
della cattedra di Psicologia dell'Arte
(Dipartimento delle Arti Visive dell'Università di Bologna).
A organizzare e gestire l'incontro è stata la dottoressa Valentina Soranna, tanto giovane quanto abile nel gestire l'incontro, da poter azzardare per lei un futuro di grande corrutrice, visti gli argomenti cui si dedica. 
Va bene: fin qui ho scherzato sull'onda di un non proprio sopito sgomento per le reazioni suscitate qualche mese fa dalla pubblicazione di quell'articolo. Ma avendo già fatto fin troppa ironia sull'argomento, è arrivato il momento di parlarne in modo un po' consono all'ambiente che ha ospitato l'incontro con Debora Barnaba. Colgo anzi l'occasione per ringraziare pubblicamente sia la curatrice, Valentina Soranna, sia il professor Ferrari e la professoressa Tartarini per aver voluto dedicare uno spazio didattico a un lavoro nel quale personalmente ho sempre creduto al di là delle critiche ricevute e dell'accoglienza riservata da quegli inserzionisti che hanno accolto la pubblicazione ritirando la loro pianificazione pubblicitaria.
Azioni sentimentali, gli autoritratti di Debora Barnaba, uno dei commenti su FOTOGRAFIA: PARLIAMONE! citato da Valentina Soranna. Aula Magna del Dipartimento delle Arti Visive dell'Università di Bologna.
L'incontro introdotto dal professor Ferrero ha preso lo spunto proprio dalla seconda copertina pubblicata nel numero 221 de IL FOTOGRAFO e  dai commenti apparsi in questo blog all'editoriale. Proprio da questi ultimi ha preso il via l'analisi di Valentina Soranna che ha condotto l'incontro attraverso una proiezione delle immagini di Debora Barnaba e una serie di domande all'autrice. È stato così possibile  approfondire il rapporto  di quest'ultima con il proprio corpo e confrontarne il lavoro con quello di  autrici come Francesca Woodman, Cristina Nuñez o Anna Fabbroni per arrivare fino a Bruce Nauman. La necessità del recupero del corpo come strumento di espressione e conoscenza, il limite inposto dal confine della pelle, il rapporto tra autoritratto e propriocezione, il contributo al ragiungimento di una consapevolezza di sè atraverso il riconoscimento-accettazione della propria immagine sono stati solo alcuni degli altri argomenti affrontati.
Azioni sentimentali, gli autoritratti di Debora Barnaba,
l'intervento di Sandro Iovine. © Stefania Biamonti.
A conclusione dell'incontro la professoressa Chiara Tartarini mi ha anche invitato a fare una riflessione sugli argomenti trattati. Questo mi ha dato la possibilità puntualizzare alcuni episodi che hanno preceduto e seguito la pubblicazione del lavoro di Debora Barnaba e accennare a un'ipotesi di speculazione che preveda l'allargamento dalla dimensione personale e individuale a quella collettiva e sociale delle tematiche esposte. Il discorso sul corpo e in particolare quello femminile e la sua reificazione con finalità di controllo politico-economico, può a mio avviso essere infatti combattutto solo attraverso il recupero della percezione di sè. Ovvero sostenendo e non osteggiando sulla scorta di pregiudizi spesso ancestrali e poco attinenti al contenuto delle immagini, ricerche come quella di Debora Barnaba, che meriterebbero di essere incoraggiate e guidate affinché non si trasformino in stereotipati cliché in cui possa essere legittimo il sospetto dell'adombrarsi di componenti esibizioniste.
Azioni sentimentali, gli autoritratti di Debora Barnaba, uno dei commenti su FOTOGRAFIA: PARLIAMONE! citato da Valentina Soranna. Aula Magna del Dipartimento delle Arti Visive dell'Università di Bologna.
In conclusione una giornata dedicata alla raccolta di spunti che meriterebbero ben altro approfondimento. Ma il denominatore comunce che connota le giornate, cui facevo cenno all'inizio? Beh intanto l'incontro-lezione ha in qualche modo occupato la prima mezza giornata, immolandola sull'altare del corpo e dell'autoritratto fotografico. 
Quanto alla seconda è stata più tristemente dedicata prima al ritorno a MIlano e successivamente all'assolvimento di doveri professionali consistenti in quella che ,nel gergo degli addetti ai lavori, amiamo spesso definire visita pastorale a una manifestazione promossa da una nota casa produttrice di apparecchiature fotografiche e non solo presso un'altrettanto noto spazio espositivo del capoluogo meneghino. Beh, il caso ha voluto  che una delle mostre, praticamente l'unica di cui si parli in rete stamattina, era ed è... tristemente dedicata proprio all'autoritratto. Quanto al valore di quanto esposto, non vale nemmeno la pena spendere una parola. Ci ha già pensato la rete a rimettere le cose nel giusto ordine e non ho certo intenzione di offrire ulteriore risonanza a un'operazione di marketing che ha già ottenuto il suo risultato. Mi limito a constatare che la giornata era nata all'insegna della fotografia e del corpo... 
Oddio a ripensarci a mente fredda forse alla fotografia è stata dedicata solo la parte iniziale...



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5 commenti:

V. Soranna ha detto...

Grazie a te, Sandro, per aver partecipato, e in primis, per avermi dato la possibilità (nel 'lontano' luglio 2010) di conoscere lo 'scabroso' lavoro di Debora attraverso le pagine della rivista.
Mi auguro ci si riveda presto, per un altro proficuo incontro.

Anonimo ha detto...

Il tuo essere sempre cosi diretto è una forza da pochi, che ai miei occhi ti Onora.

laura marcolini ha detto...

Il post è taggato con il termine "autoritratto" e trovo con piacere Debora Barnaba e il professor Stefano Ferrari presenti nella stessa immagine. Per questo non mi sembra inopportuno (sebbene forse pleonastico perché ne sarete già tutti a conoscenza) segnalare e condividere proprio in questo spazio l'esistenza di un volume che mi ha suggerito spunti di riflessione, mi ha placata con conferme e stimolata con generosi riferimenti bibliografici fin dal giorno in cui lo "incontrai" per caso in libreria, ormai qualche anno fa. L'autore, come si può immaginare, è Stefano Ferrari.
Il volume si intitola Lo specchio e l'io. Autoritratto e psicologia, è stato pubblicato da Editori Laterza nel 2007.

laura marcolini ha detto...

... scusate ho scritto male: il titolo corretto è evidentemente Lo specchio dell'Io.

francesco peluso ha detto...

Il potere "rivoluzionario" che ebbe la visione del lavoro di Debora su di me, semplice appassionato di fotografia, fu notevole.
E se l'effetto è stato dirompente per me, utente medio (purtroppo) sia come capacità che come intelletto, penso lo sia stato per molti altri appassionati.
Dirompente perchè ha espresso, attenzione non su un libro d'autore ne in circolo d'essai ma su una rivista fotografica di largo consumo (nazional-popolare?), lo sdoganamento, la possibilità, la libertà di utilizzare un normale genere fotografico (il corpo, l'autoritratto), per veicolare un messaggio forte, per dare uno strappo al formalismo dilagante, all'esteriorità, al concetto classico e puramente estetico di bellezza.
Di bellezza a tutti costi.
La libertà di far vedere un corpo femminile REALE, dentro e fuori.
Reale a tal punto da mostrarlo naturalmente "sporco" proprio di quella intimità, di quei momenti ancora tabù, specialmente per le donne.
E allora se questa libertà espressiva è possibile per un corpo, potrà essere possibile per un tramonto, per un gabbiano, per un paesaggio.
(per fare contento sandro aggiungo anche un girasole)
E ancora se ciò è stato possibile su di una rivista a larga tiratura nazionale sarà possibile anche per tanti normali appassionati che potranno affiancare ai loro (nostri) scatti conformisti anche qualche scatto "rivoluzionario" senza paura di essere tacciati come pseudo-artisti.
E' una piccola rivincita nei confronti di chi pensa che la fotografia sia comporre gradevolmente un soggetto (conformistico naturalmente) con la giusta esposizione e con tanti pixel.