Il ritratto realizzato da Giancarlo Rado a Lucinico. |
«Ti volevo ringraziare per la pubblicazione. Di persona non lo avevo ancora fatto, per questo mi son detto: perché non fare unsalto a Lucinico?». I modi gentili di sempre, gli occhi chiari e attenti incorniciati da barba e capelli candidi, Giancarlo Rado si presenta così domenica scorsa, durante una pausa Portfolio a Lucinico, a due passi, anzi uno solo, da Gorizia. Giancarlo lo avevo incontrato qualche anno fa a Solighetto in un'occasione analoga e poi di nuovo la scorsa estate durante Rovereto Immagini 2010, quando si era deciso di pubblicare un articolo sul suo lavoro The Italians.
«... e poi... ti volevo chiedere se posso farti un ritratto...»
Ahia... e ora come la scampo? Non fosse una persona gentile, potrei inventarmi qualcosa, ma con lui non me la sento. Nonostante sia l'ultima delle cose che desideri, accetto. So come fotografa e mi fido... una parte di me è perfino divertita nonostante un imbarazzo... struggente. Mi accordo per finire le letture portfolio mancanti e poi essere a sua disposizione.
«Va benissimo! Ti porto via al massimo un... beh diciamo... venti minuti... intanto vado a cercare un posto... magari un muro bianco.»
E come quando devi andare dal dentista il tempo inizia a scorrere con una velocità inaudita e in un batter di ciglia la lista degli gli iscritti alle letture si assottiglia fino a sparire... provo meschinamente a chiedere se c'è qualcun altro che vuol farsi leggere il portfolio, ma il gesto risulta tanto inutile quanto disperato.
La moglie di Giancarlo, Marina, viene a prendermi (ho il sospetto che Giancarlo tema un colpo di coda dell'ultimo momento con rocambolesca fuga modello Mission Impossible 8000) e mi accompagna nel luogo, vicinissimo, dove il treppiedi è già montato è l'Hasselbald aspetta paziente. Mi colpisce il perfetto stato della fotocamera. «A me non durerebbe un mese così perfetta» penso. Giancarlo inizia a caricare la fotocamera mentre mi spiega cosa vuole fare.
GIancarlo Rado durante la realizzazione del ritratto. © Marina Bottacin. |
Hai detto niente! Nemmeno me ne ero mai reso conto di sollevare il sopracciglio guardando le immagini.
«Prova ad appoggiarti al muro, magari metti le mani nella cintura... ecco, prova così...» dice mentre mi mostra come desidera che mi metta.
«Ecco... dai mettici quell'aria di superiorità che hai di solito...».
E vai! Prima il sopracciglio alzato e adesso pure l'aria di superiorità... poi dice che non risulto simpatico a prima vista... se questo è il modo in cui mi vedono di solito comincio a essere curioso di vedere come va a finire. E poi come si fa a tirar su un'aria di superiorità quando sai che a pranzo ti sei pure macchiato la camicia come un bambino che sta imparando a tenere in mano il cucchiaio. Almeno non mi facesse tenere aperta la giacca con la posizione delle braccia.
Mi rendo conto che sto vivendo in diretta ciò di cui tanto a lungo avevamo parlato in occasione della pubblicazione dell'articolo (per chi fosse interessato il post con la trascrizione della conversazione è disponibile qui). È una strana sensazione... non pensavo che mi sarebbe capitato di viverla da protgonista. Immaginavo al massimo da testimone.
Mi rendo conto che sto vivendo in diretta ciò di cui tanto a lungo avevamo parlato in occasione della pubblicazione dell'articolo (per chi fosse interessato il post con la trascrizione della conversazione è disponibile qui). È una strana sensazione... non pensavo che mi sarebbe capitato di viverla da protgonista. Immaginavo al massimo da testimone.
«Ne facciamo una mentre sei leggermente girato, poggi su una spalla sola e un'altra con tutte e due le spalle, parallelo al muro».
Sento sulla schiena il ruvido della finitura del muro atraverso la stoffa della giacca e della camicia. Non avrei mai scelto di farmi fotografare in questo modo, anche se, lo devo riconoscere, la posizione mi appartiene e ci sto decisamente comodo. Ma come fa lui a saperlo che ci siamo incontrati di persona così poco e in situazioni tanto formali?
GIancarlo Rado durante la realizzazione del ritratto. © Marina Bottacin. |
Il risultato l'ho visto ieri sera, ricevuto per posta elettronica e preannunciato da un SMS. È un ottimo ritratto. E la macchia sulla camicia non si vede... mi pare. Forse il timbro clone di Photoshop ha avuto pietà di me. Non riguardasse me approverei questo ritratto in modo incondizionato. Ritraendomi non posso esimermi dall'esaltare il fotografo e la sua sensibilità e censurando nel contempo il soggetto. Mi sono reso conto di provare istintivamente la reazione deigi scrittori convenuti alla proiezione di Giséle Freund, ma cosciente di questo trovo che sia un buon esercizio vedersi con occhi che non siano i propri allo specchio.
Il ritratto, lo ripeto, mi piace. Io mi trovo un po'... sfuggente, ma forse è solo la memoria di quanto fosse imbarazzante stare davanti all'obiettivo.
* Giséle Frend, Il mondo e il mio obiettivo, Abscondita, Milano, 2011; pagina 133.
12 commenti:
Caro Sandro è stato un piacere parlare con te di fotografia, devo confessare che anch'io cercavo di stemperare la tensione con dei trucchetti, ad es. ti sei accorto che ho caricato il magazzino in tua presenza, giocherellando col rullo 120, facendo 2 o 3 volte la stessa cosa? Oppure che ho misurato la luce 4 o 5 volte? Questo è servito a distrarci, io ti studiavo da un pò, ma anche tu lo stavi facendo ed eri curioso di sapere dove sarei andato a parare. E' un pò il gioco del carnefice e della vittima, ma non si capisce bene chi incarni questo o l'altro. Per non farmi trovare impreparato sono arrivato lì con due o tre posizioni standard in testa che so che funzionano sempre, ritratto a mezzo busto, testa nell'angolino superiore, un pò di decentramento ed il terrore di non trovare una superficie neutra come sfondo. La fortuna ci ha aiutato perché c'era anche un punto di fuga della luce. Poi lo scattare è stato semplice, in queste situzioni non c'è tempo per provare chissà quante posizioni. L'importante è il guardare, gli occhi, il collaborare, il parlare e poi lo scatto, le parole tipo "questa è molto bella"; ecco ne mancano 4 per finire, poi scattata l'ultima posa "abbiamo finito, grazie". La foto scelta è stata la seconda, diretta, positiva, vagamente ironica. Sono contento ti sia piaciuta.
Giancarlo
eugeniosinatrapalermo
Beh, vuoi tirare in ballo la solita solfa del ritratto, come uno si vede, come uno vuole che lo si veda, come lo vede il fotografo, come lo vedono gli altri? e allora continuiamo, il vero ritratto e' quello fatto da uno bravo che ti legge l'anima, che mette in evidenza il tuo intimo, che riprende la tua anima non solo i tuoi tratti fisiognomici, e questo bel ritratto te lo puo' fare solo uno bravo, cioe' un bravo fotografo ritrattista e' quello che estrae l'anima dal soggetto.
Beh, tutte balle, di quelle grossissime : non riusciamo a conoscere bene noi stessi, figuriamoci se arriva il primo che passa, anche bravobravissimo ritrattista, e ti estrae l'anima : ci vuole ben altro per conoscere una persona, altro che un ritrattino.
In questo ritratto tu sei come ti conosco, con l'espressione sorniona che ti e' tipica, che tutti quelli che ti conoscono sanno che e' tipica di Sandro Iovine. Ma conoscere la tua persona, fatta di esteriorita' e sopratutto di interiorita' e' ben altro, ripeto non basta un ritrattino, anche se ben eseguito.
Poi non capisco questo tizio che si ostina ad usare l'analogico di lusso e poi ti invia una scansioncina.
Comunque e' un bel ritratto e mi fa piacere vederti, ti trovo bene e mi fa piacere anche questo, e' come se ti avessi davanti, in carne ed ossa, potenza delle immagini. Ma quello che sei tu e' quello che io ricordo di te, quello che so di te, non un semplice ritratto.
eugeniosinatrapalermo
e bravi tutti e due!
ho la fortuna di conoscere Giancarlo, più le sue fotografie che lui in verità, tramite flickr e mi sono reso conto del grande personaggio che è.
Mi piace molto il resoconto dell'incontro, molto vero, schietto.
Interessante invece il parallelo al discorso delle immagini "obiettive" discusso pochi post fa.
Dal racconto si legge infatti che il soggetto (Sandro Iovine) sia stato quasi in imbarazzo durante la sessione.
Bene dalla mia personale lettura dell'immagine questo aspetto non si evince per niente.
Anzi traspare un'aria di tranquilla superiorità.
E allora ?
Fotografia=finzione sempre ?
Mi faccio persuaso (come dice Camilleri) sempre di più che la fotografia è la visione, l' interpretazione di un pezzo di mondo esterno da parte dell'autore.
Dunque il ritratto di Sandro in realtà è la proiezione nella testa di Giancarlo della "sua personale" interpretazione di Sandro.
Quello che lui (Giancarlo) voleva che diventasse una volta trasportato sulla pellicola e poi in digitale.
Un avatar.
Ma poi in realtà chi è il vero Sandro Iovine?
Quello esteriore catturato e digitalizzato o quello interiore e nascosto tra le parole ?
Un casino insomma...
Bel ritratto...come ti invidio!
Caro Sandro, mi colpisce nel profondo la percezione reciproca tra te e Giancarlo, uno spettacolo interiore. Il ritratto lo leggo molto bene, la luce di fuga poi è la marcia in più che realizza il messaggio.
Caro Giancarlo, non ti ho mai incontrato ma da quello che percepisco nelle parole di Sandro sei una bella persona. Ti auguro di avere sempre questa bella Luce.
Buona Pasqua
Marco
interessante lezione sul ritratto, grazie ad entrambi!, e bello il diario della vittima :)
GioVa
Cari Sandro e Giancarlo, vedere tutto ciò mi ha fatto sinceramente sorridere, uno di quei sorrisi di pacata gioia. Questo perchè di tutti e due ammiro ed apprezzo enormemente l'onesta intellettuale al di là delle capacità professionali che sono indubbie.
Un abbraccio a tutti e due, con affetto.
Emanuele
Penso una cosa indipendentemente dal ritratto che in ogni caso ho apprezzato.
In questo specifico caso mi sembra quasi una cosa marginale rispetto a quanto descritto da Giancarlo e Sandro e cioè l'incontro tra due persone che ovviamente si stimano e cominciano a conoscersi.
Mi sembra un avvicinamento attento e premuroso da parte di entrambi, con le curiosità e gli imbarazzi inevitabili in queste situazioni. E' un modo di avvicinarsi e conoscersi.
Penso che Giancarlo Rado, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente in questa situazione, non avesse la pretesa di catturare l'anima di Sandro, cosa quasi impossibile, data la complessità del soggetto in questione :)
In questa foto non vedo solo un ritratto, ma il concretizzarsi del desiderio di approfondire una conoscenza.
Vi saluto rinnovando la mia stima per entrambi
Bruno Taddei
Ciao Sandro, ti conosco poco ma ho seguito qualche tua lezione.
In particolare ho apprezzato quella su Josef Koudelka.
Mi hanno detto che eri un po' antipatico e un po'...st...come dire...molto caratteristico.
Io invece ti ho trovato simpatico, e con con una grande personalità.
Il ritratto che quì ti rappresenta esprime ciò che realmente sei.
Credo che Rado abbia raggiunto "l'obiettivo" prepostosi.
Bravi a tutti e due.
Un saluto
Antonio
Caro Sandro che bello questo ritratto, sei tu!
Conosco poco, anzi direi per nulla Giancarlo, ma leggendoti e leggendo lui non posso che apprezzarne la levatura intellettuale e professionale.
Ti/vi auguro buone feste!!!!
Abbracci
Giulia
E per fortuna non conoscete tutti i retroscena...dalla sparizione alla "risurrezione" di Sandro... per la realizzazione del ritratto.
Essendo stati presenti sul luogo, molto insolito, dell'"evento",devo dire che nel poco tempo concesso a loro disposizione è scaturito un bel ritratto molto spontaneo e reale.
Corrispondono alla realtà dei fatti i primi due post pubblicati e l'atmosfera che si era creata era molto particolare, pacata e amichevole.
Complimenti a Giancarlo per il ritratto(e sua moglie come collaboratrice)e grazie per aver scelto Lucinico (Go) per immortalare Sandro.
Nella prossima edizione di "Portfolio a Lucinico" del 2012,
probabilmente sul posto sarà scoperta una lapide in memoria...
Saluti a tutti dal "Fotoclub Lucinico"
Il caso ha voluto che scoprissi su Flickr Giacarlo, già da qualche anno.
E' l'unico dei miei contatti su Flickr che seguo regolarmente per Italians e non solo.
Una giornata piovosa ad Ivrea e tanto coraggio (misto a un po' di presunzione) mi ha permesso di incontrare di persona Sandro al quale confermo:"In versione bidimensionale incuti più timore che in versione tridimensionale..."
Il ritratto mette in relazione due persone che non conosco nel senso classico del termine, ma con le quali forse condivido qualcosa di più interessante. Quindi il ritratto di Giancarlo-Sandro mette in relazione non solo l'autore e il soggetto ma 2 alla n persone.
Un saluto.
Silvio
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