Durante la lettura portfolio di Fotoleggendo 2016 a Roma. © Stefania Biamonti/FPmag. |
Già, una lettura portfolio, oltretutto l'ennesima quest'anno e certo non l'ultima per questo 2016. E dire che qualche anno fa avevo deciso di rifiutare le proposte che mi venivano fatte in tal senso con una motivazione ben precisa.
Dal mio punto di vista la lettura portfolio l'avevo sempre considerata come un momento di tipo didattico oltre che di reciproco scambio tra chi sottopone le proprie immagini e chi le valuta. Di fatto la durata degli incontri è sempre troppo limitata e il gap tra le parti in causa troppo spesso eccessivo per rendere queste occasioni foriere di crescita per qualcuno. Ricordo con precisione il momento in cui si era spento l'interruttore. Era stato in occasione della presentazione di un portfolio dal titolo roboante che rimandava a una delle più dibattute questioni semiotiche intorno alla fotografia e che invece si esauriva in banali immagini di impronte di pneumatici nel fango. Difficile dimenticare il vuoto avanzare ad ogni mia parola negli occhi del mio interlocutore mentre tentavo di spiegargli per quale motivo prima di valutare il lavoro sarebbe stato più opportuno trovare un altro titolo che non scatenasse aspettative che sarebbero rimaste irrisolte alla visione del lavoro.
Troppo spesso mi sono alzato dal tavolo delle letture con la sensazione di aver perso e aver fatto perdere tempo al prossimo senza aver prodotto alcun risultato minimamente apprezzabile. Beh, poi ad essere proprio onesti, mi ero anche un po' stancato di reprimere istinti omicidi nei confronti di chi si sottopone alle letture con un'unica disposizione d'animo: quella di chi accetta solo complimenti e rifiuta qualsivoglia consiglio, per non parlare di una vera e propria critica.
Durante la lettura portfolio nell'ambito di Cortona On The Move 2016. © Stefania Biamonti/FPmag. |
Quest'anno però mi è capitato di tornare fare parecchie letture in festival internazionali dove, ahimè, il livello è quasi sempre più elevato e il dialogo è alla pari (... sperando di non essere smentito proprio domani mattina) e si ha la possibilità di scoprire davvero lavori interessanti che aprono le porte a interessanti pubblicazioni. In questo senso l'esperienza di Arles è stata particolarmente foriera nel reperimento di lavori che nei prossimi mesi vedrete pubblicati su FPmag.
Insomma di nuovo nella mischia, ma non più con l'idea (al tempo stesso ingenua e presuntuosa esaminandola con il senno di poi) di poter esercitare un ruolo didattico, bensì con lo scopo di ricercare e incontrare talenti da aiutare nella difficile impresa di farsi conoscere.
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